mercoledì 28 dicembre 2011

In attesa di poterci rivedere presto

gentilissimi tutti, forse è perché mi manca l'occasione degli incontri che spero siano prossimi, forse perché si sta chiudendo un anno, forse solo perché i figli crescono e le madri imbiancano... lascio qui, a voi, alcune mie piccole testimonianze, per confronti e consigli, pareri...
Un caro saluto, Cristina

Una stella grigia, una stella nera

Stelle si, ma dai colori scuri, colori che riportano al terreno, due stelle potenziali ma probabilmente non degne di esserlo totalmente.
E’ così che l’altra sera, prima di addormentarsi, mia figlia ha deciso di visualizzare due persone appartenenti alla sua vita precedente l’adozione. Non i genitori biologici ma due figure che hanno avuto un grosso peso nella sua personale storia, la storia dell’abbandono.
Penso, credo, spero che pian piano i pezzi stiano prendendo una loro identità e che si facciano ora, a debita distanza, vedere e serenamente guardare per quello che sono, o che sono stati.
Il gioco è iniziato con il ‘ma tanto lo so che tu mi riporti indietro’, attività provocatoria affilata che inizialmente mi smuoveva tutto cuore e viscere; ora, pur sempre facendomi sussultare, riesco a condurre queste scosse alla ragione di mamma e ad usarle, trasformandole in forza ricca e propulsiva. Quindi, prese armi e frecce ho iniziato a prendere la mira, là, verso la tenda, nella semi oscurità, e a lanciare frecce infuocate, missili d’acciaio, insomma, roba di un certo peso…. E più prendevo la mira, più sparavo, più lanciavo armi verso questo luogo o persona del mi riporti indietro, più cadevano a terra i pezzi sbiaditi ma ancora infelici delle sue paure, i pezzi dell’abbandono.
L’attacco è stato intenso, soprattutto perché in questo vero gioco sono stata seguita da un’abile aiutante che, dopo avermi passato varie frecce, ha deciso di provare anch’essa. E dopo un momento di incredulità e di stordimento rispetto a quanto stava capitando, abbiamo entrambe iniziato a ridere e a passarci le frecce a vicenda, fino alla constatazione che eravamo in salvo, che la mamma, insieme a lei e lei permettendo, aveva eliminato il possibile ricevente, la possibilità di un eventuale ritorno. Siamo entrambe in salvo, io ti avrò sempre con me, tu non andrai da nessun’altra parte, il tuo posto, figlia, è qui.
Stelle, però.

’Sai mamma, sono salite in cielo. Sono due stelle ormai, però una è grigia, e l’altra è nera’’.

E iniziò il suo sonno.
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