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martedì 23 aprile 2013
mercoledì 20 febbraio 2013
Donati: «Non esiste famiglia senza differenza sessuale»
Fonte: Avvenire
Di Paolo Ferrario
Può un bambino avere tre genitori? Per la natura no ma per i giudici della Corte europea dei diritti umani evidentemente sì. Risponde con una provocazione alla provocatoria sentenza dei magistrati di Strasburgo, il sociologo Pierpaolo Donati, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, che da decenni ha fatto della famiglia l’oggetto privilegiato delle proprie ricerche.
«Anche questa sentenza – dice – va nella direzione di un’ulteriore confusione nelle relazioni familiari. In questo caso abbiamo addirittura la situazione paradossale di un bambino con tre genitori: due naturali e uno artificiale, a lui completamente estraneo. Da questo punto di vista, non mi pare proprio che la decisione dei giudici europei tenga conto dell’interesse del minore. Anzi, questo piccolo crescerà con una grande confusione in testa».
In questo caso, ad essere penalizzato è anche il padre naturale del bambino, che vede prevaricati i propri diritti di genitore. «Il principio di genitorialità non viene mai meno», ricorda Donati, che si chiede sulla base di quali norme sia stata dichiarata l’adottabilità del piccolo.
«Anche questa sentenza – dice – va nella direzione di un’ulteriore confusione nelle relazioni familiari. In questo caso abbiamo addirittura la situazione paradossale di un bambino con tre genitori: due naturali e uno artificiale, a lui completamente estraneo. Da questo punto di vista, non mi pare proprio che la decisione dei giudici europei tenga conto dell’interesse del minore. Anzi, questo piccolo crescerà con una grande confusione in testa».
In questo caso, ad essere penalizzato è anche il padre naturale del bambino, che vede prevaricati i propri diritti di genitore. «Il principio di genitorialità non viene mai meno», ricorda Donati, che si chiede sulla base di quali norme sia stata dichiarata l’adottabilità del piccolo.
martedì 19 febbraio 2013
Coppie gay: se uno dei due ha figli, il partner deve poterli adottare, come avviene nelle coppie etero
Fonte: http://www.corriere.it
Corte Strasburgo apre a adozioni per coppie gay
La decisione della corte dei diritti umani: se uno dei due ha figli, il partner deve poterli adottare, come avviene nelle coppie etero
Nelle coppie omosessuali i partner devono avere il diritto ad adottare i figli dei compagni, cosi come avviene per le coppie eterosessuali non sposate. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza emessa su un ricorso presentato da una coppia di donne austriache e dal figlio di una di loro.La sentenza, definitiva perchè emessa dalla Grande Camera della Corte di Strasburgo, riguarda l'Austria, ma i principi valgono per tutti gli altri 46 Stati membri del Consiglio d'Europa.
giovedì 14 febbraio 2013
Nuovi psicologi prendono posizione contro l’adozione gay
Fonte: UCCR
30 gennaio, 2013


Proseguono fortunatamente le prese di posizione degli esperti circa l’argomento caldo del momento, ovvero l’adozione per persone dello stesso sesso. Il
pregio di questi professionisti è quello di concentrarsi sul benessere
del bambino, al posto dell’inesistente diritto alla genitorialità della
coppie omosessuali, escluse dalla natura stessa alla procreazione.
Così la psicologa Maria Rita Parsi, fondatrice dell’associazione ”Movimento Bambino”, ha spiegato: «Per i bambini quel che vale è l’amore. Però è importante che le bambine trovino un punto di riferimento maschile e i maschietti uno femminile
per sviluppare e indirizzare la loro ricerca di un partner quando
saranno adulti. Crescere con genitori omosessuali senza avere punti di
riferimento dell’altro sesso costituisce un limite».
Chi è a favore dell’adozione per le coppie omosessuali intende
volontariamente mettere il bambino in una condizione di svantaggio. Ha
poi proseguito la psicologa: «cure e amore non sono patrimonio esclusivo delle coppie etero. Vero è, però, che quando si arriva alla fase del complesso edipico è importante avere
una doppia realtà di riferimento, maschio e femmina. È fondamentale per
sviluppare il cervello e la personalità. Perché i bambini abbiano uno sviluppo pieno e completo,
i modelli di riferimento devono essere maschili e femminili. E non
devono essere necessariamente il papà o la mamma, possono venir
individuate figure esterne alla coppia. Ci tengo però a precisare una
cosa. Il rapporto fondamentale e primario resta quello
con la madre. Un rapporto prioritario che comincia nella vita prenatale,
che è determinante al momento del parto, fondamentale nei primi attimi e
nelle prime settimane di vita. Talmente importante ed essenziale che
non può essere sostituito da nessun altro». La madre è fondamentale, ma numerosi studi mostrano anche l’insostuibilità della figura paterna per un corretto sviluppo del bambino.
lunedì 11 febbraio 2013
L'adozione: un cammino di salvezza
Fonte: Zenit
Negli ultimi anni le istituzioni internazionali hanno compiuto
passi da gigante riconoscendo tanti diritti ai bambini, e tra questi
diritti sanciti vi è quello dell’adozione.
La convenzione dell’Aja del 29 maggio del 1993 ha regolato il diritto dell’adottabilità dei minori. Molti paesi del mondo hanno ratificato questa convenzione, altri lo stanno facendo in questi mesi, altri paesi invece sono poco propensi a questo accordo. L’auspicio è che tutte le nazioni possano siglare questa convenzione internazionale. Essa costituisce una maggiore garanzia del diritto dei bambini per disincentivare ogni possibile tipo di frode in questo campo così delicato.
L'adozione: un cammino di salvezza
I genitori adottivi hanno il dovere morale di ascoltare la storia dei propri figli e invitarli al perdono verso i genitori biologici
Roma, 10 Febbraio 2013 (Zenit.org). Osvaldo Rinaldi | 234 hits
La sofferenza innocente dei bambini è un tema di cui poco si parla in una società molto interessata ai profitti e poco attenta ai bisogni degli indifesi. I bambini sono l’anello debole della catena della nostra società. Dare voce agli ultimi, ai più deboli, è segno di maturità e giustizia da parte di una società civile.La convenzione dell’Aja del 29 maggio del 1993 ha regolato il diritto dell’adottabilità dei minori. Molti paesi del mondo hanno ratificato questa convenzione, altri lo stanno facendo in questi mesi, altri paesi invece sono poco propensi a questo accordo. L’auspicio è che tutte le nazioni possano siglare questa convenzione internazionale. Essa costituisce una maggiore garanzia del diritto dei bambini per disincentivare ogni possibile tipo di frode in questo campo così delicato.
giovedì 7 febbraio 2013
in Francia passa l'adozione a coppie omosessuali
di Daniele Zappalà
Senza
che neppure una riga sia stata spesa sulla stampa francese e sotto il
naso persino dei pochi e sonnolenti deputati dell’opposizione
neogollista a quell’ora in aula, l’Assemblée Nationale ha adottato
surrettiziamente prima dell’alba di lunedì gli emendamenti che aprono la
strada alle adozioni gay. La denuncia è partita solo ieri dal
collettivo della «Manifestazione per tutti», che ha citato l’articolo
1-bis votato nottetempo dall’emiciclo e non contenuto nell’iniziale
bozza Taubira commentata dai media.
sabato 2 febbraio 2013
1ª TAPPA : La dichiarazione di disponibilità
Fonte: Commissione per le Adozioni Internazionali
1ª TAPPA : La dichiarazione di disponibilità
TEMPI: entro 15 giorni dalla presentazione della dichiarazione il Tribunale deve trasmettere la domanda ai servizi socio-territoriali competenti. (vedi. 2ª tappa)
SOGGETTI: coppia
Tribunale per i minorenni
LUOGO: Tribunale della propria Regione di residenza; ITALIA
La prima tappa, per chi desideri adottare un bambino straniero, è il Tribunale per i minorenni competente per il territorio di residenza. Generalmente è presente nel capoluogo di ogni regione, e alcune regioni ne hanno più di uno. (vedi elenco sotto Tribunali per i minorenni )
Nel caso di cittadini italiani residenti all'estero, il tribunale competente al quale ci si deve rivolgere per inoltrare la domanda, è quello dell'ultimo domicilio dei coniugi e, in mancanza di precedente domicilio, il Tribunale per i minorenni di Roma.
Una volta individuato il Tribunale, occorrerà rivolgersi all ufficio di cancelleria civile per presentare la "dichiarazione di disponibilità" all'adozione internazionale. Gli aspiranti all'adozione infatti non vantano un diritto ad ottenere un bambino ma possono solo esprimere la loro disponibilità ad adottarne uno. Infatti l istituto dell'adozione ha per fine di soddisfare il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia, e di dare la possibilità di averne una ad un bambino che ne è privo. E non viceversa.
Oltre alla dichiarazione vanno allegati i seguenti documenti in carta semplice: (Attenzione la documentazione richiesta può variare, si consiglia di contattare preventivamente il Tribunale al quale si vuole inoltrare la richieta)
Gli aspiranti genitori adottivi devono in primo luogo rispondere ai requisiti previsti dall'art.6 della legge n.184/1983 e pertanto possono presentare la dichiarazione di disponibilità:
Qualora invece non vi sia stato niente da rilevare, entro 15 giorni dalla presentazione della dichiarazione di disponibilità, il giudice minorile trasmette la documentazione relativa alla coppia aspirante, ai servizi degli Enti locali.
1ª TAPPA : La dichiarazione di disponibilità
TEMPI: entro 15 giorni dalla presentazione della dichiarazione il Tribunale deve trasmettere la domanda ai servizi socio-territoriali competenti. (vedi. 2ª tappa)
SOGGETTI: coppia
Tribunale per i minorenni
LUOGO: Tribunale della propria Regione di residenza; ITALIA
La prima tappa, per chi desideri adottare un bambino straniero, è il Tribunale per i minorenni competente per il territorio di residenza. Generalmente è presente nel capoluogo di ogni regione, e alcune regioni ne hanno più di uno. (vedi elenco sotto Tribunali per i minorenni )
Nel caso di cittadini italiani residenti all'estero, il tribunale competente al quale ci si deve rivolgere per inoltrare la domanda, è quello dell'ultimo domicilio dei coniugi e, in mancanza di precedente domicilio, il Tribunale per i minorenni di Roma.
Una volta individuato il Tribunale, occorrerà rivolgersi all ufficio di cancelleria civile per presentare la "dichiarazione di disponibilità" all'adozione internazionale. Gli aspiranti all'adozione infatti non vantano un diritto ad ottenere un bambino ma possono solo esprimere la loro disponibilità ad adottarne uno. Infatti l istituto dell'adozione ha per fine di soddisfare il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia, e di dare la possibilità di averne una ad un bambino che ne è privo. E non viceversa.
Oltre alla dichiarazione vanno allegati i seguenti documenti in carta semplice: (Attenzione la documentazione richiesta può variare, si consiglia di contattare preventivamente il Tribunale al quale si vuole inoltrare la richieta)
- Certificato di nascita dei richiedenti;
- Stato di famiglia;
- Dichiarazione di assenso all'adozione da parte dei genitori degli adottanti, resa nella forma della dichiarazione sostitutiva di atto notorio davanti al segretario; oppure, qualora fossero deceduti:
- Certificato di morte dei genitori dei richiedenti;
- Certificato rilasciato dal medico curante;
- Certificati economici: mod.101 o mod.740 oppure busta paga;
- Certificato del Casellario giudiziale dei richiedenti;
- Atto notorio oppure dichiarazione sostitutiva con l'attestazione che tra i coniugi adottanti non sussiste separazione personale neppure di fatto.
Gli aspiranti genitori adottivi devono in primo luogo rispondere ai requisiti previsti dall'art.6 della legge n.184/1983 e pertanto possono presentare la dichiarazione di disponibilità:
- le coppie coniugate;
- sposate al momento della dichiarazione di disponibilità (è computabile la precedente convivenza more uxorio per almeno tre anni se documentata);
- non aventi in corso o di fatto alcuna separazione;
- con una differenza massima entrambi di 45 anni (e minima di 18) con il figlio da adottare;
- in possesso delle capacità di educare, istruire e mantenere il figlio adottivo (requisiti che saranno oggetto dell'indagine dei Servizi territoriali, dopo il primo controllo da parte del Tribunale).
Qualora invece non vi sia stato niente da rilevare, entro 15 giorni dalla presentazione della dichiarazione di disponibilità, il giudice minorile trasmette la documentazione relativa alla coppia aspirante, ai servizi degli Enti locali.
mercoledì 30 gennaio 2013
Quali soluzioni per il futuro delle adozioni?
FONTE: Vita
Quali soluzioni per il futuro delle adozioni?
di Antonietta Nembri
Di fronte alla crisi delle adozioni internazionali, Aibi lancia la riforma della legge 184 per rendere efficace, efficiente e meno caro il sistema e far sì che sempre più bambini siano accolti in una famiglia
I dati parlano di un calo continuo e allo stesso tempo di costi sempre più alti. Protagoniste di questo andamento sono le adozioni internazionali
che tra il 2011 e il 2012 sono diminuite di circa il 23% passando da
oltre 4mila adozioni di due anni fa alle poco più di 3mila dello scorso
anno. Mentre il trend dei costi sostenuti dalle famiglie seguono un
andamento opposto. Nasce da qui e non solo la preoccupazione sul futuro dell’adozione internazionale manifestata da Marco Griffini, presidente di Aibi – Amici dei Bambini, che oggi ha aperto i lavori del convegno “Efficienza, efficacia e risparmio nel sistema delle adozioni internazionali. Quali possibilità?”.
«Sono preoccupato perché non vedo preoccupazione» ha denunciato Griffini, ricordando a diminuire sono anche le adozioni nazionali, quindi non si tratta solo di un problema economico «Ma se si continua con questo trend, se la progressione verso il basso va avanti nel 2020 possiamo dire addio alle adozioni internazionali» ha osservato con forza ricordando le stime di Unicef sui bambini abbandonati nel mondo: 168 milioni. C’è un problema culturale anche legato alle parole «quando utilizziamo il termine special needs rischiamo di creare un ghetto, abbiamo inventato un termine discriminatorio». E poi c’è quella che per Griffini è la vera cultura negativa che guarda alla coppia che desidera adottare: «si pensa che sia egoista, invece va pensata come una risorsa. Perché adottare è qualcosa di insito nella mia natura» ha detto con foga «Se c’è un bambino abbandonato è giusto che sia adottato per cui la coppia deve essere considerata una risorsa da accompagnare non da selezionare».
«Sono preoccupato perché non vedo preoccupazione» ha denunciato Griffini, ricordando a diminuire sono anche le adozioni nazionali, quindi non si tratta solo di un problema economico «Ma se si continua con questo trend, se la progressione verso il basso va avanti nel 2020 possiamo dire addio alle adozioni internazionali» ha osservato con forza ricordando le stime di Unicef sui bambini abbandonati nel mondo: 168 milioni. C’è un problema culturale anche legato alle parole «quando utilizziamo il termine special needs rischiamo di creare un ghetto, abbiamo inventato un termine discriminatorio». E poi c’è quella che per Griffini è la vera cultura negativa che guarda alla coppia che desidera adottare: «si pensa che sia egoista, invece va pensata come una risorsa. Perché adottare è qualcosa di insito nella mia natura» ha detto con foga «Se c’è un bambino abbandonato è giusto che sia adottato per cui la coppia deve essere considerata una risorsa da accompagnare non da selezionare».
Avvenire: famiglia sotto assedio
Fonte: Avvenire
FAMIGLIA SOTTO ASSEDIO
«Crescere senza punti di riferimento dell'altro sesso è un limite»
Nuclei familiari formati da persone dello stesso sesso. Funziona?
«Molto spesso i bambini crescono in nuclei monoparentali, soprattutto formati da donne. Capita ed è capitato, per esempio quando gli uomini partivano e andavano a lavorare fuori dal paese, emigravano, e la madre doveva cercare l’appoggio e il sostengo di altre figure femminili», spiega la psicologa Maria Rita Parsi.
Ma avere due mamme o due papà non ha nessuna ripercussione sullo sviluppo del bambino?
Quello del padre e della madre sono ruoli di riferimento identitari. Ma non è solo questo il problema. Studi americani hanno dimostrato che chi cresce con sole donne o soli uomini non per questo diventa omosessuale. Per i bambini quel che vale è l’amore. Però è importante che le bambine trovino un punto di riferimento maschile e i maschietti uno femminile per sviluppare e indirizzare la loro ricerca di un partner quando saranno adulti. Crescere con genitori omosessuali senza avere punti di riferimento dell’altro sesso costituisce un limite.
«Molto spesso i bambini crescono in nuclei monoparentali, soprattutto formati da donne. Capita ed è capitato, per esempio quando gli uomini partivano e andavano a lavorare fuori dal paese, emigravano, e la madre doveva cercare l’appoggio e il sostengo di altre figure femminili», spiega la psicologa Maria Rita Parsi.
Ma avere due mamme o due papà non ha nessuna ripercussione sullo sviluppo del bambino?
Quello del padre e della madre sono ruoli di riferimento identitari. Ma non è solo questo il problema. Studi americani hanno dimostrato che chi cresce con sole donne o soli uomini non per questo diventa omosessuale. Per i bambini quel che vale è l’amore. Però è importante che le bambine trovino un punto di riferimento maschile e i maschietti uno femminile per sviluppare e indirizzare la loro ricerca di un partner quando saranno adulti. Crescere con genitori omosessuali senza avere punti di riferimento dell’altro sesso costituisce un limite.
martedì 29 gennaio 2013
No alle adozioni dei bambini grandi, la mia riflessione
No alle #Adozioni bambini grandi (!) http://t.co/xxQfdFm3
Tutti abbiamo il bisogno di appartenere a qualcuno, e possibilmente per sempre. Il progetto Adottivo consente questo, offre una seconda possibilità a chi la vita ha deciso di apportare un brutto scherzo, un brutto tiro mancino. Sfilarti da sotto la tua culla, farti annusare solo aromi sgradevoli di genitorialità inadeguate e a volte rinneganti la vita, la tua. Proprio.
L'Adozione non ha età, è un progetto che deve coinvolgere tutti i bambini, anche quelli grandi. Invece pare che questo progetto da una certa fascia in su li veda esclusi ma non dalle coppie, ma dai tribunali!
Crescere un figlio è un percorso difficile ma di crescita per tutti, genitori biologici e genitori adottivi, affidatari; come mamma adottiva di un figlio adottato a 7 anni posso dire che l'impegno di noi genitori verso il figlio è stato elevato, elevatissimo. Forte, duro, ma meraviglioso perché meravigliosa è la vita, con la sua luce e le sue tenebre, con le sue carezze e le sue botte; d'altra parte l'adozione si compie non solo tra figli/bambini e famiglie/coppie ma tramite qualcun altro, specialisti che operano affinché il bambino, non la coppia/famiglia, trovi, tramite loro, la migliore famiglia per lui, ma proprio per lui, solo per lui! una famiglia adatta solo a te e non a nessun altro!
Questo è un compito difficile! è un progetto troppo importante, delicatissimo, forse troppo duro, impegnativo, sensibile, ma chi opera in questo campo lo deve e lo può fare. Al meglio delle sue forze e competenze e in piena responsabilità.
Io chiedo, alla luce dei fallimenti adottivi o della difficoltà di valutare le adozioni dei bambini grandi, io chiedo a tutti gli operatori, Giudici dei Tribunali, fateci sapere come operate in relazione ai dossier che avete a disposizione, alle Relazioni Psicosociali che ricevete dal Servizi Sociali, ditemi, come abbinate una famiglia ad un minore in difficoltà? la vostra è una grande responsabilità, un fallimento adottivo non deve capitare e invece succede, io chiedo, perché? quanto vi ritenete responsabili di questo? riprendete in mano il dossier per riflettere sui due mondi che voi avete unito e che invece adeguati non lo erano? perché avete fatto quell'abbinamento? cosa è successo?
Quali strategie usate, quali sentimenti e ragioni vi guidano? perché scegliete la famiglia sbagliata per quel bimbo? quali approfondimenti, quali analisi, quali e quante cose valutate appartenente al mondo degli adulti? Quanto vi ritenete responsabili per primi di questi fallimenti adottivi?quali elementi correttivi in voi?
Devo aver frainteso, devo aver capito male un atteggiamento di un Giudice che per ovviare alle difficoltà 'scontate' di abbinamento con bambini grandi riconduceva quindi la cosa al non dare in adozione appunto i bambini grandi, a non essere d'accordo per aprire loro questa strada.
Mi è preso un colpo, devo aver capito male, e sono quindi in attesa di ricevere le dritte che mi rasserenano l'animo. Non posso aver sentito una semplificazione così banale del problema, non posso aver sentito che siccome non siamo capaci di fare il nostro lavoro allora io penalizzo qualcun'altro. Tutti abbiamo le nostre difficoltà lavorative, i problemi esistono ma lavorare nel sociale implica che devo in coscienza sapere di fare ogni giorno il mio lavoro per gli altri non al meglio ma all'ottimo, per te, che di me ti fidi.
Bambini, bambini grandi, bambini grandi senza una famiglia, non ci credete a questo pazzo mondo degli adulti. Credete solo che domani è un giorno migliore e che un pezzettino di felicità c'è anche per voi. Ci stiamo solo attrezzando.
Cristina
Tutti abbiamo il bisogno di appartenere a qualcuno, e possibilmente per sempre. Il progetto Adottivo consente questo, offre una seconda possibilità a chi la vita ha deciso di apportare un brutto scherzo, un brutto tiro mancino. Sfilarti da sotto la tua culla, farti annusare solo aromi sgradevoli di genitorialità inadeguate e a volte rinneganti la vita, la tua. Proprio.
L'Adozione non ha età, è un progetto che deve coinvolgere tutti i bambini, anche quelli grandi. Invece pare che questo progetto da una certa fascia in su li veda esclusi ma non dalle coppie, ma dai tribunali!
Crescere un figlio è un percorso difficile ma di crescita per tutti, genitori biologici e genitori adottivi, affidatari; come mamma adottiva di un figlio adottato a 7 anni posso dire che l'impegno di noi genitori verso il figlio è stato elevato, elevatissimo. Forte, duro, ma meraviglioso perché meravigliosa è la vita, con la sua luce e le sue tenebre, con le sue carezze e le sue botte; d'altra parte l'adozione si compie non solo tra figli/bambini e famiglie/coppie ma tramite qualcun altro, specialisti che operano affinché il bambino, non la coppia/famiglia, trovi, tramite loro, la migliore famiglia per lui, ma proprio per lui, solo per lui! una famiglia adatta solo a te e non a nessun altro!
Questo è un compito difficile! è un progetto troppo importante, delicatissimo, forse troppo duro, impegnativo, sensibile, ma chi opera in questo campo lo deve e lo può fare. Al meglio delle sue forze e competenze e in piena responsabilità.
Io chiedo, alla luce dei fallimenti adottivi o della difficoltà di valutare le adozioni dei bambini grandi, io chiedo a tutti gli operatori, Giudici dei Tribunali, fateci sapere come operate in relazione ai dossier che avete a disposizione, alle Relazioni Psicosociali che ricevete dal Servizi Sociali, ditemi, come abbinate una famiglia ad un minore in difficoltà? la vostra è una grande responsabilità, un fallimento adottivo non deve capitare e invece succede, io chiedo, perché? quanto vi ritenete responsabili di questo? riprendete in mano il dossier per riflettere sui due mondi che voi avete unito e che invece adeguati non lo erano? perché avete fatto quell'abbinamento? cosa è successo?
Quali strategie usate, quali sentimenti e ragioni vi guidano? perché scegliete la famiglia sbagliata per quel bimbo? quali approfondimenti, quali analisi, quali e quante cose valutate appartenente al mondo degli adulti? Quanto vi ritenete responsabili per primi di questi fallimenti adottivi?quali elementi correttivi in voi?
Devo aver frainteso, devo aver capito male un atteggiamento di un Giudice che per ovviare alle difficoltà 'scontate' di abbinamento con bambini grandi riconduceva quindi la cosa al non dare in adozione appunto i bambini grandi, a non essere d'accordo per aprire loro questa strada.
Mi è preso un colpo, devo aver capito male, e sono quindi in attesa di ricevere le dritte che mi rasserenano l'animo. Non posso aver sentito una semplificazione così banale del problema, non posso aver sentito che siccome non siamo capaci di fare il nostro lavoro allora io penalizzo qualcun'altro. Tutti abbiamo le nostre difficoltà lavorative, i problemi esistono ma lavorare nel sociale implica che devo in coscienza sapere di fare ogni giorno il mio lavoro per gli altri non al meglio ma all'ottimo, per te, che di me ti fidi.
Bambini, bambini grandi, bambini grandi senza una famiglia, non ci credete a questo pazzo mondo degli adulti. Credete solo che domani è un giorno migliore e che un pezzettino di felicità c'è anche per voi. Ci stiamo solo attrezzando.
Cristina
domenica 27 gennaio 2013
Cifa Onlus Torino: una lettura tra le esperienze adottive
Fonte: cifaonlus
L’adozione è come un viaggio nelle emozioni, al nostro
interno, alla scoperta di sensazioni intime e sentimenti forse mai
rivelati. E’ anche un viaggio fisico, alla scoperta delle
proprie forze, di altri sapori, profumi, di altra gente, in poche parole
di un altro mondo, in tutti i sensi. Per noi, coppia da tanti anni
insieme, il percorso fino all’adozione di nostra figlia prima, e di nostro figlio dopo qualche anno,
è stato un bel viaggio, fatto di tappe e fermate, lento ma sempre con
quell’obiettivo, quella meta sempre più vicina, sempre più reale.
L’attesa della nostra prima adozione è stata faticosa, il tempo sembrava non passare mai e poi, in tre mesi, ecco l’abbinamento e poi la partenza per il Vietnam e tutto ciò che per anni avevamo tanto atteso e sperato è arrivato cogliendoci quasi impreparati e un po’ incoscienti. L’incontro con la nostra bimba è avvenuto in istituto. Al nostro arrivo, tutte le persone presenti ci guardavano sorridendo partecipi e noi abbiamo subito percepito una tenerezza e una sensibilità che ci ha tranquillizzato, anche perché ci sentivamo un po’ impacciati e inesperti e quasi timorosi di rompere un incanto mentre la nostra bimba ci guardava con due occhi bellissimi e vispi.
Come un viaggio nelle emozioni
L’attesa della nostra prima adozione è stata faticosa, il tempo sembrava non passare mai e poi, in tre mesi, ecco l’abbinamento e poi la partenza per il Vietnam e tutto ciò che per anni avevamo tanto atteso e sperato è arrivato cogliendoci quasi impreparati e un po’ incoscienti. L’incontro con la nostra bimba è avvenuto in istituto. Al nostro arrivo, tutte le persone presenti ci guardavano sorridendo partecipi e noi abbiamo subito percepito una tenerezza e una sensibilità che ci ha tranquillizzato, anche perché ci sentivamo un po’ impacciati e inesperti e quasi timorosi di rompere un incanto mentre la nostra bimba ci guardava con due occhi bellissimi e vispi.
Coppie gay, i rischi dell'adozione
Fonte: Famiglia Cristiana
di Simone Bruno
24/01/2013
di Simone Bruno
Coppie gay, i rischi dell'adozione
La Cassazione ha affidato un bambino alla madre lesbica e convivente con la compagna. Forti le polemiche.
La psicologa Rosnati fa luce sui problemi comportamentali che ne derivano.

«Meglio due donne che un padre violento». Questa, in
sintesi, la motivazione alla base della sentenza pronunciata lo scorso
11 gennaio dalla Corte di Cassazione su un complesso caso di affidamento familiare.
Protagonisti: un bambino, un padre, una madre omosessuale e la sua
compagna convivente. Il via alle polemiche è stato immediato. Un
ginepraio di opinioni contrastanti che ha riacceso l’annosa questione
delle adozioni alle coppie dello stesso sesso.
«La sentenza», spiega Rosa Rosnati, docente di Psicologia dell’adozione e dell’affido, membro del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia (Università Cattolica di Milano), «ha confermato l’affidamento del figlio alla madre con cui vive, regolamentando le visite del padre, in passato accusato di episodi di violenza nei confronti della madre. Quello che emerge è che il giudice non ha ritenuto che la relazione omosessuale vissuta attualmente dalla madre, potesse essere un motivo sufficientemente valido per interrompere il già consolidato legame madre-figlio».
«La sentenza», spiega Rosa Rosnati, docente di Psicologia dell’adozione e dell’affido, membro del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia (Università Cattolica di Milano), «ha confermato l’affidamento del figlio alla madre con cui vive, regolamentando le visite del padre, in passato accusato di episodi di violenza nei confronti della madre. Quello che emerge è che il giudice non ha ritenuto che la relazione omosessuale vissuta attualmente dalla madre, potesse essere un motivo sufficientemente valido per interrompere il già consolidato legame madre-figlio».
lunedì 21 gennaio 2013
Invito: mercoledì 23 gennaio 2013 alle ore 17.30 al Centro per le Famiglie
PROGETTO “UNA FAMIGLIA PER UNA FAMIGLIA”
Si avvia a Novara il progetto “Una famiglia per una famiglia” promosso dal Comune insieme alla Fondazione Paideia di Torino, Fondazione della Comunità del Novarese e Fondazione De Agostini, con la collaborazione del Centro Servizi per il Volontariato (CSV) della Provincia di Novara.
La Fondazione Paideia ha sviluppato questa metodologia – a partire dal 2006 - nelle città di Torino, Ferrara, Parma, Verona e nel territorio comasco.
Con questo progetto s’intende sostenere famiglie che vivono un periodo di difficoltà nella gestione della propria vita quotidiana e nelle relazioni educative con i figli.
L’idea alla base del progetto è molto semplice e, per alcuni aspetti, recupera le esperienze di sostegno e aiuto informale che, storicamente, sono sempre esistite tra famiglie. Una famiglia con delle difficoltà è affiancata da un’altra famiglia. Entrambe s’impegnano reciprocamente con la definizione di un patto, per un periodo massimo di dodici mesi. Si tratta di una forma di prossimità che valorizza lo scambio, la relazione e la reciprocità tra le famiglie: tutti i componenti si relazionano tra loro, rafforzandosi a vicenda e aiutandosi.
Il Progetto ha la sua sede presso il Centro per le Famiglie del Comune di Novara, dove è possibile rivolgersi per avere informazioni e chiarimenti su come si svilupperà il progetto nella nostra città e su come aderire.
Tutte le famiglie interessate a saperne di più sono invitate a partecipare all’incontro di presentazione del progetto mercoledì 23 gennaio 2013 alle ore 17.30 al Centro per le Famiglie.
Vi aspettiamo!
Centro per le Famiglie
Il Servizio è aperto al pubblico nei seguenti giorni:
martedì: 9.00 - 13.00
giovedì: 9.00 - 13.00 e 14.30 - 17.30
http://www.comune.novara.it/servizi/sociali/centroFamiglia
domenica 20 gennaio 2013
Avvenire: quelle diverse povertà che riducono l'adozione
fonte: www.avvenire.it
CRISI MA NON SOLO, DIETRO IL NETTO CALO
Quelle diverse povertà che riducono l’adozione
Ci sono povertà più gravi e più profonde rispetto a quelle determinate
dalla crisi economica. Povertà che prosciugano l’anima delle persone e
delle famiglie e rendono più sterile e quindi più fragile il cuore
dell’intera società. Il nuovo calo delle adozioni (meno 22,8% nel 2012
rispetto all’anno precedente), ultimo segnale di un trend negativo ormai
consolidato da anni, che va ad aggiungersi al crollo dell’affido
familiare (meno 700 nel biennio 2008-2010), va iscritto in questo quadro
di impoverimento progressivo della pubblica generosità.
lunedì 14 gennaio 2013
'I bimbi adottati? non lasciamoli soli'
Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/bambini-adottati-non-lasciamoli-soli/2198034
Intervista
'I bimbi adottati? non lasciamoli soli'
di Fabrizio Gatti
Il presidente del Telefono Azzurro spiega come i
genitori adottivi possono affrontare il disagio dei minori e riconoscere
i segnali di un abuso subito nell'istituto di provenienza
(14 gennaio 2013)
Professor Ernesto Caffo, neuropsichiatra, presidente di
Telefono Azzuro: quanti sono i bambini adottati attraverso i canali
internazionali che denunciano violenze negli istituti in cui
vivevano?
«Nel 2011 l'Italia è stato il secondo Paese al mondo nelle adozioni internazionali, con 4.022 casi. Rispetto a questi numeri è ovviamente più probabile che in Italia ci siano più denunce. Ma purtroppo è molto difficile quantificare il fenomeno all'interno degli istituti ospitanti».
Quale tipo di violenze hanno subito?
«Come negli altri contesti di vita (la famiglia e la scuola), anche in queste istituzioni i bambini possono andare incontro a diverse tipologie di abuso psicologico, fisico e sessuale da parte di adulti. E' bene ricordare che, come evidenziano ormai concordemente studi internazionali, il permanere all'interno di un'istituzione costituisce, di per sé, un fattore di rischio per lo sviluppo del bambino».
I bambini vengono minacciati affinché non parlino delle violenze?
«Il segreto rispetto agli abusi subiti è purtroppo una richiesta molto frequente che viene fatta dagli abusanti alle vittime. Sebbene, come abbiamo scritto in un quaderno sulla pedofilia recentemente pubblicato sul sito di Telefono Azzurro, non esistano indicatori comportamentali che rivelino con certezza l'abuso subìto, i genitori possono notare segnali comportamentali più generici e aspecifici, che indicano che il bambino sta vivendo una grave situazione di disagio. Tra i campanelli di allarme un genitore può notare l'improvviso emergere di disturbi del sonno, enuresi, disturbi alimentari, alterazione del tono dell'umore, ansia, disturbi della condotta, calo del rendimento scolastico. A questi segnali si possono accompagnare comportamenti sessualizzati che non sono appropriati per l'età del bambino».
Cosa fare se i genitori hanno dubbi?
«E' doveroso sottolineare che non sempre è facile distinguere la causa del disagio. Per questo motivo sarebbe auspicabile che i genitori adottivi vengano sempre accompagnati nel difficile percorso di adattamento del minore nella nuova famiglia e sostenuti laddove ci fossero segnali di evidente disagio. In questi casi, rimangono figure importanti alle quali rivolgersi pediatri e neuropsichiatri infantili. Anche Telefono Azzurro è sempre a disposizione dei genitori, con la sua linea 19696».
I genitori possono farcela da soli?
«I genitori adottivi il più delle volte formulano una richiesta di aiuto rispetto a come devono comportarsi con il bambino. E' però altrettanto importante che trovino un giusto supporto per affrontare il dolore, le ansie e l'incertezza. Il benessere dei genitori è di fondamentale importanza nel percorso di aiuto al bambino».
«Nel 2011 l'Italia è stato il secondo Paese al mondo nelle adozioni internazionali, con 4.022 casi. Rispetto a questi numeri è ovviamente più probabile che in Italia ci siano più denunce. Ma purtroppo è molto difficile quantificare il fenomeno all'interno degli istituti ospitanti».
Quale tipo di violenze hanno subito?
«Come negli altri contesti di vita (la famiglia e la scuola), anche in queste istituzioni i bambini possono andare incontro a diverse tipologie di abuso psicologico, fisico e sessuale da parte di adulti. E' bene ricordare che, come evidenziano ormai concordemente studi internazionali, il permanere all'interno di un'istituzione costituisce, di per sé, un fattore di rischio per lo sviluppo del bambino».
I bambini vengono minacciati affinché non parlino delle violenze?
«Il segreto rispetto agli abusi subiti è purtroppo una richiesta molto frequente che viene fatta dagli abusanti alle vittime. Sebbene, come abbiamo scritto in un quaderno sulla pedofilia recentemente pubblicato sul sito di Telefono Azzurro, non esistano indicatori comportamentali che rivelino con certezza l'abuso subìto, i genitori possono notare segnali comportamentali più generici e aspecifici, che indicano che il bambino sta vivendo una grave situazione di disagio. Tra i campanelli di allarme un genitore può notare l'improvviso emergere di disturbi del sonno, enuresi, disturbi alimentari, alterazione del tono dell'umore, ansia, disturbi della condotta, calo del rendimento scolastico. A questi segnali si possono accompagnare comportamenti sessualizzati che non sono appropriati per l'età del bambino».
Cosa fare se i genitori hanno dubbi?
«E' doveroso sottolineare che non sempre è facile distinguere la causa del disagio. Per questo motivo sarebbe auspicabile che i genitori adottivi vengano sempre accompagnati nel difficile percorso di adattamento del minore nella nuova famiglia e sostenuti laddove ci fossero segnali di evidente disagio. In questi casi, rimangono figure importanti alle quali rivolgersi pediatri e neuropsichiatri infantili. Anche Telefono Azzurro è sempre a disposizione dei genitori, con la sua linea 19696».
I genitori possono farcela da soli?
«I genitori adottivi il più delle volte formulano una richiesta di aiuto rispetto a come devono comportarsi con il bambino. E' però altrettanto importante che trovino un giusto supporto per affrontare il dolore, le ansie e l'incertezza. Il benessere dei genitori è di fondamentale importanza nel percorso di aiuto al bambino».
mercoledì 2 gennaio 2013
“Caro Babbo Natale”, nelle letterine al Corriere i sogni e le paure dei bambini
“Caro Babbo Natale”, nelle letterine al Corriere i sogni e le paure dei bambini
Caro Babbo, fai ricrescere la betulla che si è spezzata nel mio giardino?». «Caro Babbo, vorrei che la mia mamma e il mio papà smettessero di litigare e tornassero insieme». «Ehi, Babbo, porti un regalo anche al mio amico Redi, che è musulmano?». «Ma le tue renne puzzano davvero? E tu, quando giochi con me?» Disegnate. Via mail. Su cartoncini colorati o figli di quaderno. Sognanti, confidenziali o piene di richieste.
In questi giorni abbiamo ricevuto centinaia di lettere scritte dai bambini a Babbo Natale. È stato un modo per conoscerli un po’ più da vicino e, attraverso le loro parole, tentare di capire se e cosa sognano. La risposta a quest’ultima domanda, però, è semplice: sì. Perché per fortuna esiste un nucleo, più o meno folto, di irriducibili che a Babbo Natale credono fortissimamente. A dispetto di compagni e amici più «realisti».
“Caro Babbo Natale”, nelle letterine al Corriere i sogni e le paure dei bambini
Caro Babbo, fai ricrescere la betulla che si è spezzata nel mio giardino?». «Caro Babbo, vorrei che la mia mamma e il mio papà smettessero di litigare e tornassero insieme». «Ehi, Babbo, porti un regalo anche al mio amico Redi, che è musulmano?». «Ma le tue renne puzzano davvero? E tu, quando giochi con me?» Disegnate. Via mail. Su cartoncini colorati o figli di quaderno. Sognanti, confidenziali o piene di richieste.
In questi giorni abbiamo ricevuto centinaia di lettere scritte dai bambini a Babbo Natale. È stato un modo per conoscerli un po’ più da vicino e, attraverso le loro parole, tentare di capire se e cosa sognano. La risposta a quest’ultima domanda, però, è semplice: sì. Perché per fortuna esiste un nucleo, più o meno folto, di irriducibili che a Babbo Natale credono fortissimamente. A dispetto di compagni e amici più «realisti».
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