mercoledì 31 ottobre 2012

L'Adozione per me



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Dal momento che ho abbracciato mia figlia e il suo dolore e rabbia ho sbattuto contro il muro di vite piccole in bilico, del rifiuto, ho sentito l'urlo dell'essere messo lì, vita, ad attendere di rinascere o di morire. Nella mia scontatezza del vivere il desiderio genitoriale non avevo pensato a questo, fermandomi alla prima fermata, quella di diventare genitore.
Non è facile accettare che l'abbandono esiste, il vuoto, il non senso, manine levate inutilmente, piccoli occhi che cercano e che non trovano. O che trovano si, ma male e disperazione. Ed invece esiste tutto questo, ed è tutto reale. Mi sono trovata a desiderare un figlio e a raggiungerlo ma anche a vedere, toccare e finalmente a capire cos'è la vita di un bambino solo. Un salto, un percorso improvvisamente che prende una strada più ampia, una direzione presa con un bagaglio esiguo e semivuoto, forse banale, pur preparato da tempo, che provvedi rapidamente a colmare. 
E poi succede che un figlio già nato si riprende la rivincita, per quello che gli è stato tolto, per la paura e il vuoto subiti, per quello che ha atteso per un'ora o per anni, e chiede il risarcimento a te, che sei per lui il suo primo reale interlocutore. Questo per lui è avere una madre e un padre. E lo fa senza pensarlo, lo fa pur amandoti senza saperlo, lo fa perché finalmente tu gli hai dato questa opportunità. Diventare figlio.

Sono partita con mio marito per questo viaggio, ho preso mia figlia, ci siamo riuniti sotto uno tesso tetto, qui, in Italia. Dall'adozione non si torna indenni in quanto ti consente di toccare con mano il senso della vita diventando artefici della vita altrui, per la seconda volta. E questo ti fa amare tanto la vita. Adozione, impossibile non amarla.

una riflessione
@icri4

mercoledì 24 ottobre 2012

Il papà guidatore di risciò

Fonte: www.corriere.it/esteri

La notizia diffusa dalla bbc india

Il papà guidatore di risciò commuove il mondo

Costretto a lavorare portando la figlia al collo, dopo la morte della moglie, raccoglie la solidarietà di centinaia di famiglie

 
Il guidatore di risciò al lavoro con la figlia di un meseIl guidatore di risciò al lavoro con la figlia di un mese
Una foto che ha fatto il giro del mondo, commosso anche i cuori più duri e stravolto la vita di un padre indiano, povero e sensibile, e di sua figlia. Bablu Jatav, guidatore di risciò di Bharatpur, nord del Rajasthan, 38 anni, è rimasto da solo ad accudire la bimba, un mese fa, quando la moglie Shanti è morta di parto. È tornato subito al lavoro, mammo e baby sitter, senza supporti. Con 500 rupie da pagare ogni mese per la casa (poco più di sette euro) e 30 ogni giorno, per il risciò. Il cuore colmo di disperazione per la perdita della moglie e insieme di orgoglio, per quel piccolo dono della vita, dopo quindici anni di matrimonio. La sua storia sarebbe passata sotto silenzio, se quella vita di stenti non avesse provocato una forte disidratazione nella piccola, esposta per ore e ore al sole e alla polvere, avvolta in un telo appeso al collo del papà. La bimba è finita in ospedale, dove le è stata diagnosticata anche una polmonite e una forte anemia. «La mia bambina è debole perché non è mai stata allattata dalla mamma», ha detto Bablu.

RETE DI AIUTI -L'edizione locale della Bbc ha deciso di pubblicare la notizia. La rete ha fatto il resto, innescando un tam tam virtuoso; a partire dall'amministrazione distrettuale, che si è offerta di aiutare Bablu; dall'ospedale che ha deciso di trasferire la piccola Damini nella più grande Jaipur, per garantirle cure migliori. Una banca privata gli ha offerto un risciò e a una somma in denaro, circa 200 dollari. Alla Bbc, che ha ricevuto centinaia di telefonate di offerte di aiuto e soldi alla famiglia, è anche arrivata una telefonata di un tassista di San Francisco, che ha raccolto 300 dollari per il guidatore di risciò e sua figlia. Donatori in prevalenza pakistani. Un altro americano di origini indiane ha donato 100mila rupie (1.800 dollari) per aiutare la piccola famiglia. Tanta la solidarietà via social media: «Le ragazze potranno non diventare mai delle regine per il loro partner - si legge in uno dei tanti tweet circolati sull'hashtag #SaveTheGirlChild -. Lei però sarà sempre una principessa, per il suo papà».

(modifica il 24 ottobre 2012)

lunedì 22 ottobre 2012

Il Cassetto delle Idee

Inizio ad aprire il "Cassetto delle Idee" e inserisco una delle proposte che potrebbero aiutarci a mantenere fra noi, genitori adottivi, un legame non solo virtuale ma soprattutto reale in virtù soprattutto del fatto che potrebbe non esserci più per noi l'opportunità di incontrarci in sede di post adozione. Mantenere il nostro gruppo quindi nel tempo... come fare? Mantenere ben saldo il valore del dialogo: è una opportunità!

Propongo in prima battuta, in modo concreto, a tutti noi famiglie di cuore, a quelle aspiranti e a quelle in attesa la partecipazione ad una FESTA!

Un momento festoso che potrebbe vederci tutti insieme con i nostri figli, a Novara; la location è in fase di definizione, un luogo dove il divertimento e il gioco, la merenda e l'opportunità di stare insieme saranno gli elementi principali. Sarà indicativamente nella seconda metà di gennaio.

Che ne pensate?

Altre idee? Il cassetto è grande! :)
Cristina

La Repubblica, 18 ottobre 2012


LA NUOVA STRADA PER LE ADOZIONI


Sono trascorsi quattro anni da quando è stato sottoscritto l'accordo bilaterale tra la Federazione russa e l'Italia in materia di adozioni internazionali. Un documento di 12 pagine che, attraverso 19 articoli, cerca di snellire un iter che può durare diversi anni, e costare alle coppie italiane svariate migliaia di euro.
In un Paese che solo nel 2011 ha adottato 781 bambini russi (quasi 6mila nel periodo compreso tra il 2000 e il 2006, mentre in totale sono circa 140mila quelli che restano negli orfanotroi in attesa di una famiglia), la necessità di facilitare il percorso di adozione si è fatta sempre più pressante. Tanto da portare alla sottoscrizione di un documento, irmato a Mosca dopo tre anni di trattative il 6 novembre 2008 ed entrato in vigore l'anno successivo. Un testo che oggi fa scuola, studiato con interesse anche da altri Paesi, a cominciare dalla Spagna. Una cura dimagrante che assegna all'Italia e alla Russia un primato di efficienza su questo fronte.
Tracciato il sentiero per una migliore collaborazione, è però necessario intervenire laddove la burocrazia non si dimostra uno strumento a tutela del minore, ma una trave posta di traverso tra le ruote dei coniugi adottanti. 

La tenacia di due genitori romani.


venerdì 19 ottobre 2012

alle Famiglie di cuore, a tutti noi!

Carissime famiglie

in questi anni è stato piacevole, utile, confortante e per molti indispensabile partecipare agli incontri di
Sostegno Post Adozione, offertoci dal Comune di Novara, Area Servizi Sociali, Servizi Educativi.

Ci siamo incontrati e confrontati sulle tematiche che più ci stavano a cuore. I nostri bimbi si sono conosciuti e hanno giocato insieme… insomma, abbiamo avuto e saputo cogliere una grande e preziosa opportunità, quella del sentirci uniti e speciali nella nostra conduzione e gestione di famiglia adottiva.
Sappiamo oggi che è possibile proseguire questa opportunità in autonomia, ovvero, possiamo continuare la nostra frequentazione per il mantenimento e lo scambio di esperienza anche ritrovandoci spontaneamente e sfruttando la conoscenza e la relazione che già abbiamo saputo coltivare.

Ora ciò di cui disponiamo è la reale conoscenza reciproca, l’aver condiviso le gioie e le difficoltà… Grandi valori!
In pratica tutto questo può continuare con lo scambio di email, l’appartenenza ad una comunità virtuale come www.famigliedicuorenovara.blogspot.com e altro ancora… Chissà quante altre opportunità ci possiamo dare, quante possibilità di incontro reale e/o virtuale possiamo creare... Un nuovo figlio è in arrivo? Il bisogno di un incontro comune? Una riunione? Una coppia adottiva aspirante ci chiede un consiglio? Una festa? A noi la scelta.
E, non da ultimo, essere di confronto, conforto alle coppie in attesa.
Quante belle cose possiamo fare per i bambini, per i nostri e per quelli che ancora stanno aspettando...

Possiamo continuare partendo da qui.

venerdì 12 ottobre 2012

Quella guerra da evitare tra i clan delle famiglie

Quella guerra da evitarebr /tra i clan delle famiglie
Di Fulvio Scaparro
Fulvio Scaparro | Come psicoterapeuta e formatore, mi occupo prevalentemente di infanzia, adolescenza, anziani e di ADR (Alternative Dispute Resolution, soluzioni alternative alle dispute). Impegnato nella difesa dei diritti dei bambini, sono stato tra i promotori e formatori delle prime iniziative italiane per la prevenzione dell'abuso all'infanzia. Ho fondato a Milano, nel 1987, l'Associazione GeA-Genitori Ancòra a sostegno dei figli e dei genitori nelle vicende separative, per diffondere una corretta informazione sui temi della separazione e del divorzio e formare personale specializzato nella mediazione familiare nei casi di gravi conflitti tra genitori. Collaboratore e opinionista delCorriere della Sera, curo anche il forum online Genitori e Figli
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Quella guerra da evitare tra i clan delle famiglie


Ad evitare ogni equivoco, coinvolgere bambine e bambini in scene come quella filmata l’altro ieri davanti a una scuola elementare, anche se motivate dall’esecuzione di un ordine dell’autorità giudiziaria, è inaccettabile. Tanto più in quanto gli adulti si sono affrontati in nome del non meglio precisato «superiore interesse del bambino».

Al di là delle disquisizioni legali, l’interesse dei figli, quale che sia la loro età, è la pace, cioè affetti e legami stabili e sicuri, legami con un ambiente che è fatto di oggetti, esseri umani e animali, sensazioni e immagini familiari.
Guerra è invece perdita, o rischio di perdita, di tutto questo.
In un’altra occasione ho ammesso di non conoscere angoscia più grande per un bambino di quella che ha origine dalle accanite battaglie quotidiane tra genitori e non mi riferivo di certo ai conflitti di normale amministrazione in ogni famiglia che è, da sempre, un’unione di diversi per età, sesso e tanto altro ancora.
L’opinione pubblica deve sapere quanto siano numerosi i casi di figlie e figli esposti ogni giorno agli effetti devastanti di guerre tra genitori, spesso con l’intervento dei relativi clan familiari. Guerre combattute senza esclusione di colpi, in cui i rancori, le delusioni, la rabbia, il dolore per un progetto di convivenza fallito accecano i genitori fino a colpirsi reciprocamente attraverso la contesa del possesso dei figli, neanche questi fossero una proprietà dell’uno o dell’altra.
Non si tratta di mandare giù ingiustizie o di perdonare l’imperdonabile né di concordare un’ipocrita messinscena di famigliola felice per illudere i bambini, ma di qualcosa di più accettabile, giusto, efficace e soprattutto realizzabile. Mi riferisco a quello che il cardinale Martini chiamava il «patto di stabilità» che prevede, tra l’altro, l’impegno comune di padre e madre, anche se separati, a tenere distinto ciò che ci divide come adulti da ciò che ci accomuna come genitori.
È ora di rivedere radicalmente tutta la materia del percorso separativo per pacificarlo ed evitare che i figli e gli stessi genitori siano lasciati a se stessi o in mano a chi per incompetenza o malafede getta benzina sul fuoco e non si sforza invece di indicare vie alternative alla guerra. Legislatori, magistrati, avvocati, servizi pubblici, forze dell’ordine devono trovare il modo di comunicare e collaborare tra loro e fissare linee guida per il raggiungimento di una separazione equa tra genitori. Ripeto ancora una volta che i genitori, conviventi o separati, hanno un compito che da solo basta a dare senso a una vita: dimostrare con l’esempio che anche se non si va d’accordo, anche se la convivenza tra gli adulti non è più possibile, è possibile mantenere un impegno comune per aiutare i figli a entrare nel mondo contando sul sostegno, sulla guida e sull’affetto di padre e madre. Quello che è avvenuto davanti alla scuola elementare del padovano serva almeno a ricordarci cosa deve cambiare con urgenza nel modo in cui i conflitti familiari gravi sono oggi trattati in Italia. Lo dobbiamo a migliaia di bambini che ogni giorno soffrono perché le persone che più dovrebbero essere al loro fianco non riescono a farlo o non trovano chi li aiuti a ritrovare insieme alla ragione anche l’amore per i figli.


giovedì 11 ottobre 2012

L'Onu contro la violenza sulle bambine: Prima giornata mondiale indetta dall'Onu


fonte: ANSA.it

L'Onu contro la violenza sulle bambine

Prima giornata mondiale indetta dall'Onu

11 ottobre, 14:26
Due bimbe a Katmandu
Due bimbe a Katmandu
L'Onu contro la violenza sulle bambine
Sei notizie in media ogni giorno su abusi e maltrattamenti subite da bambine e ragazze in Italia. E' il dato piu' significativo di un Dossier sulla condizione delle minorenni italiane messo a punto dall'agenzia ANSA, insieme a Terre des Hommes, in occasione della Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze indetta dall'Onu.
Il dossier, realizzato su materiale tratto dall'archivio dell'Agenzia, prende in esame la cronaca di 18 mesi (gennaio 2011-giugno 2012). In questo periodo sono state trasmesse oltre 130 mila notizie di cronaca; i casi di abusi e maltrattamenti che hanno interessato bambine e ragazze sono state 3.196, appunto circa 6 al giorno. Inoltre, si sono registrati 804 casi di pedofilia e adescamento online, sempre in 'rosa', seguiti da fatti di violenze familiari, abbandoni, trascuratezze, bullismo.
I primi cinque casi piu' 'popolari' al centro della cronaca nera per mesi sono stati quelli di Sarah Scazzi (914 notizie), Yara Gambirasio (413), Elisa Claps (304), delle gemelle Schepp (280), assieme alle notizie (46) che ancora oggi arrivano sulla scomparsa di Denise Pipitone.
Un sms solidale al numero 45501, fino al 21 ottobre, per sostenere con due euro i diritti delle bambine nel mondo. E' la campagna 'Indifesa' di Terre des Hommes, triennale, che mira a rafforzare l'impegno nei progetti a favore delle bambine.
Quest'anno – afferma l'Ong - grazie alla raccolta fondi, saranno aiutate le 'bambine domestiche' del Perù, le 'spose bambine' del Bangladesh, le 'mamme bambine' della Costa d’Avorio e le 'bambine salvate dall'infanticidì in India. In Italia, grazie a un accordo di partnership con i centri Soccorso Rosa dell'Ospedale San Carlo di Milano e SBAM della Clinica Mangiagalli di Milano, TdH contribuirA' anche alla realizzazione di progetti di prevenzione degli abusi sulle bambine. "Il problema infatti è anche italiano – afferma Raffaele Salinari, Presidente di Tdh - l'assenza di un vero e proprio monitoraggio degli abusi sui bambini, e in particolare sulle bambine, in Italia, è una delle questioni che Terre des Hommes ha posto alle istituzioni italiane".

ONU, oggi la giornata delle bambine


Fonte: www.lastampa.it 
ESTERI
11/10/2012 - 11/10/2012

Onu, oggi la giornata delle bambine
“Basta con le unioni precoci”


Spose bambine in India, foto ufficiale della giornata Onu
400 milioni di donne nel mondo
costrette a sposarsi minorenni
FRANCESCA PACI
ROMA
Malala Yousafzai, la coraggiosa quattordicenne che ha sfidato i talebani ricevendone in cambio una pallottola alla testa, ce l’ha fatta. La notizia del riuscito intervento chirurgico che ha salvato la vita alla ragazzina pakistana “rea” di tenere un diario-denuncia sulla vita nella provincia di Swat controllata dagli studenti coranici, giunge nella prima giornata internazionale delle Bambine lanciata dall’Unicef “per porre fine ai matrimoni precoci e forzati”. Malala parlava anche di questo nelle sue cronache quotidiane, un abuso barbaro ma diffusissimo non solo nel suo Paese. Secondo le Nazioni Unitecirca 400 milioni di donne di età compresa tra i 20 e i 49 anni - oltre il 40% del totale - sono state costrette a sposarsi quando erano minorenni. 
Le unioni precoci, accusa l’Unicef, significano molto spesso gravidanze precoci e indesiderate che possono portare conseguenze mortali. Almeno 50 mila mamme tra i 15 e i 19 anni muoiono ogni anno a causa della gravidanza o del parto, perchè in quella fascia d’età hanno una probabilità cinque volte maggiore della media di non sopravvivere alla maternità.  

Le storie si moltiplicano in tutto il mondo indipendentemente dalla religione, dalla cultura, dalla latitudine. Ma quasi la metà di quante maritate prima del 18° anno d’età è concentrata in 5 Paesi:Bangladesh (2/3 delle neo-spose), Nepal (la metà), Afghanistan (39%), India (29% ma qui ci sono anche 3 milioni di bambine mai nate, scomparse dalla mappa demografica planetaria perché vittime di aborti selettivi), Pakistan (24%). Oggi a New York l’arcivescovo Desmond Tutu porrà la questione ai rappresentanti dell’Unicef, dell’Unfpa e dell’UN Women. Il Malawi si prepara a discuterne in sede parlamentare mentre l’Uganda ha aperto un tavolo di confronto con i giovani attraverso gli sms. 

Il Pakistan tribale della piccola Malala, che i talebani hanno accusato di diffondere “idee laiche” tra i giovani e venerare Obama, è uno dei santuari dell’infanzia violata insieme al vicino Aghanistan, dove quasi una sposa su due è una bambina mentre il marito ha spesso e volentieri fino a dieci volte tanto la sua età. Poco meno di una anno fa la quindicenne Sahar Gul era arrivata all’ospedale di Kabul in fin di vita dopo essere stata segregata per mesi dal marito e dai famigliari perché riluttante a prostituirsi . Lo scorso maggio Sahar, che ha trovato la forza di denunciare la violenza mostrando ai giudici le cicatrici e le ferite, ha avuto giustizia: tre suoi parenti, in un Paese in cui le vittime come lei sono considerate colpevoli, sono stati condannati a 10 anni di prigione per tortura (il marito risulta ancora in fuga). 

La prima giornata internazionale delle Bambine vuole essere un megafono per chi non ha voce ma anche per chi, in assenza di strumenti, sta cercando di urlare più forte che può. Malala e Sahar, a modo loro, ce l’hanno fatta. Pochi giorni fa le mamme di Timbuctu hanno portato in piazza anche le figlie per protestare contro gli abusi dei miliziani di al Qaeda da aprile al potere in Mali. Dai campi profughi siriani come quello di Zaatari, al confine con la Giordania, poche coraggiose hanno iniziato a denunciare la pratica del sutra (in arabo “matrimonio di copertura), attraverso la quale i genitori fanno sposare con paganti uomini anziani le figlie, spesso al di sotto dei 14 anni, con il pretesto di salvare loro l’onore. Accadeva già nei campi profughi iracheni alla periferia di Damasco almeno fino a 4 anni fa, quando facoltosi sceicchi del Golfo andavano a scegliersi le più bisognose tra le vergini. In Yemen, patria della premio Nobel per la PaceTawakkul al-Karman, un recentissimo rapporto di Human Rights Watch riporta i dati del 52% delle bambine sposate prima dei 18 anni e del 14% prima dei 15 anni. 

La globalizzazione accende i riflettori sugli angoli più remoti del mondo ma non ne attenua la violenza. I cambiamenti culturali seguono con estrema lentezza quelli politici, quando per reazione non se distanziano addirittura. Per questo è particolarmente importante seguire cosa accade in Egitto, paese leader della primavera araba e avanguardia della transizione allo sviluppo (o, potenzialmente, pietra tombale di ogni ambizione democratica), dove nei prossimi mesi si discuterà la nuova Costituzione e gli articoli più controversi come l’articolo 29, con il quale gli estremisti islamici del partito salafita Nur vorrebbero abbassare l’età del matrimonio per le donne da 18 a 9 anni.  

giovedì 4 ottobre 2012

Banca dati dei minori adottabili e delle coppie

Fonte: www.aibi.it

Data: 02-10-12
Autore: Marco Maccari

TAR Lazio: vittoria di Ai.Bi. Entro 90 giorni la banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione deve essere realizzata.

Da oggi il destino di centinaia di bambini abbandonati, ospiti delle strutture residenziali di tutta Italia, cambia per sempre: per loro si apre la speranza di un’adozione.

Una conquista e un lieto fine dopo anni di inadempienze. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha infatti accolto il ricorso intentato da Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini contro il Ministero della Giustizia per la realizzazione della Banca Dati dei minori adottabili. La Banca Dati prevede la messa in rete da parte dei 29 Tribunali italiani dei Minori di un database relativo «ai minori dichiarati adottabili nonché ai coniugi aspiranti all’adozione nazionale e internazionale», con indicazione di ogni informazione utile a garantire l’adozione nel più breve tempo possibile (v. legge 149/2001, art. 40, comma 1); i dati «riguardano anche le persone singole disponibili all’adozione».(149/2001, art. 40, comma 2). La Banca Dati deve essere aggiornata con cadenza trimestrale.



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