giovedì 11 ottobre 2012

L'Onu contro la violenza sulle bambine: Prima giornata mondiale indetta dall'Onu


fonte: ANSA.it

L'Onu contro la violenza sulle bambine

Prima giornata mondiale indetta dall'Onu

11 ottobre, 14:26
Due bimbe a Katmandu
Due bimbe a Katmandu
L'Onu contro la violenza sulle bambine
Sei notizie in media ogni giorno su abusi e maltrattamenti subite da bambine e ragazze in Italia. E' il dato piu' significativo di un Dossier sulla condizione delle minorenni italiane messo a punto dall'agenzia ANSA, insieme a Terre des Hommes, in occasione della Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze indetta dall'Onu.
Il dossier, realizzato su materiale tratto dall'archivio dell'Agenzia, prende in esame la cronaca di 18 mesi (gennaio 2011-giugno 2012). In questo periodo sono state trasmesse oltre 130 mila notizie di cronaca; i casi di abusi e maltrattamenti che hanno interessato bambine e ragazze sono state 3.196, appunto circa 6 al giorno. Inoltre, si sono registrati 804 casi di pedofilia e adescamento online, sempre in 'rosa', seguiti da fatti di violenze familiari, abbandoni, trascuratezze, bullismo.
I primi cinque casi piu' 'popolari' al centro della cronaca nera per mesi sono stati quelli di Sarah Scazzi (914 notizie), Yara Gambirasio (413), Elisa Claps (304), delle gemelle Schepp (280), assieme alle notizie (46) che ancora oggi arrivano sulla scomparsa di Denise Pipitone.
Un sms solidale al numero 45501, fino al 21 ottobre, per sostenere con due euro i diritti delle bambine nel mondo. E' la campagna 'Indifesa' di Terre des Hommes, triennale, che mira a rafforzare l'impegno nei progetti a favore delle bambine.
Quest'anno – afferma l'Ong - grazie alla raccolta fondi, saranno aiutate le 'bambine domestiche' del Perù, le 'spose bambine' del Bangladesh, le 'mamme bambine' della Costa d’Avorio e le 'bambine salvate dall'infanticidì in India. In Italia, grazie a un accordo di partnership con i centri Soccorso Rosa dell'Ospedale San Carlo di Milano e SBAM della Clinica Mangiagalli di Milano, TdH contribuirA' anche alla realizzazione di progetti di prevenzione degli abusi sulle bambine. "Il problema infatti è anche italiano – afferma Raffaele Salinari, Presidente di Tdh - l'assenza di un vero e proprio monitoraggio degli abusi sui bambini, e in particolare sulle bambine, in Italia, è una delle questioni che Terre des Hommes ha posto alle istituzioni italiane".

ONU, oggi la giornata delle bambine


Fonte: www.lastampa.it 
ESTERI
11/10/2012 - 11/10/2012

Onu, oggi la giornata delle bambine
“Basta con le unioni precoci”


Spose bambine in India, foto ufficiale della giornata Onu
400 milioni di donne nel mondo
costrette a sposarsi minorenni
FRANCESCA PACI
ROMA
Malala Yousafzai, la coraggiosa quattordicenne che ha sfidato i talebani ricevendone in cambio una pallottola alla testa, ce l’ha fatta. La notizia del riuscito intervento chirurgico che ha salvato la vita alla ragazzina pakistana “rea” di tenere un diario-denuncia sulla vita nella provincia di Swat controllata dagli studenti coranici, giunge nella prima giornata internazionale delle Bambine lanciata dall’Unicef “per porre fine ai matrimoni precoci e forzati”. Malala parlava anche di questo nelle sue cronache quotidiane, un abuso barbaro ma diffusissimo non solo nel suo Paese. Secondo le Nazioni Unitecirca 400 milioni di donne di età compresa tra i 20 e i 49 anni - oltre il 40% del totale - sono state costrette a sposarsi quando erano minorenni. 
Le unioni precoci, accusa l’Unicef, significano molto spesso gravidanze precoci e indesiderate che possono portare conseguenze mortali. Almeno 50 mila mamme tra i 15 e i 19 anni muoiono ogni anno a causa della gravidanza o del parto, perchè in quella fascia d’età hanno una probabilità cinque volte maggiore della media di non sopravvivere alla maternità.  

Le storie si moltiplicano in tutto il mondo indipendentemente dalla religione, dalla cultura, dalla latitudine. Ma quasi la metà di quante maritate prima del 18° anno d’età è concentrata in 5 Paesi:Bangladesh (2/3 delle neo-spose), Nepal (la metà), Afghanistan (39%), India (29% ma qui ci sono anche 3 milioni di bambine mai nate, scomparse dalla mappa demografica planetaria perché vittime di aborti selettivi), Pakistan (24%). Oggi a New York l’arcivescovo Desmond Tutu porrà la questione ai rappresentanti dell’Unicef, dell’Unfpa e dell’UN Women. Il Malawi si prepara a discuterne in sede parlamentare mentre l’Uganda ha aperto un tavolo di confronto con i giovani attraverso gli sms. 

Il Pakistan tribale della piccola Malala, che i talebani hanno accusato di diffondere “idee laiche” tra i giovani e venerare Obama, è uno dei santuari dell’infanzia violata insieme al vicino Aghanistan, dove quasi una sposa su due è una bambina mentre il marito ha spesso e volentieri fino a dieci volte tanto la sua età. Poco meno di una anno fa la quindicenne Sahar Gul era arrivata all’ospedale di Kabul in fin di vita dopo essere stata segregata per mesi dal marito e dai famigliari perché riluttante a prostituirsi . Lo scorso maggio Sahar, che ha trovato la forza di denunciare la violenza mostrando ai giudici le cicatrici e le ferite, ha avuto giustizia: tre suoi parenti, in un Paese in cui le vittime come lei sono considerate colpevoli, sono stati condannati a 10 anni di prigione per tortura (il marito risulta ancora in fuga). 

La prima giornata internazionale delle Bambine vuole essere un megafono per chi non ha voce ma anche per chi, in assenza di strumenti, sta cercando di urlare più forte che può. Malala e Sahar, a modo loro, ce l’hanno fatta. Pochi giorni fa le mamme di Timbuctu hanno portato in piazza anche le figlie per protestare contro gli abusi dei miliziani di al Qaeda da aprile al potere in Mali. Dai campi profughi siriani come quello di Zaatari, al confine con la Giordania, poche coraggiose hanno iniziato a denunciare la pratica del sutra (in arabo “matrimonio di copertura), attraverso la quale i genitori fanno sposare con paganti uomini anziani le figlie, spesso al di sotto dei 14 anni, con il pretesto di salvare loro l’onore. Accadeva già nei campi profughi iracheni alla periferia di Damasco almeno fino a 4 anni fa, quando facoltosi sceicchi del Golfo andavano a scegliersi le più bisognose tra le vergini. In Yemen, patria della premio Nobel per la PaceTawakkul al-Karman, un recentissimo rapporto di Human Rights Watch riporta i dati del 52% delle bambine sposate prima dei 18 anni e del 14% prima dei 15 anni. 

La globalizzazione accende i riflettori sugli angoli più remoti del mondo ma non ne attenua la violenza. I cambiamenti culturali seguono con estrema lentezza quelli politici, quando per reazione non se distanziano addirittura. Per questo è particolarmente importante seguire cosa accade in Egitto, paese leader della primavera araba e avanguardia della transizione allo sviluppo (o, potenzialmente, pietra tombale di ogni ambizione democratica), dove nei prossimi mesi si discuterà la nuova Costituzione e gli articoli più controversi come l’articolo 29, con il quale gli estremisti islamici del partito salafita Nur vorrebbero abbassare l’età del matrimonio per le donne da 18 a 9 anni.  
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