lunedì 27 gennaio 2014

Adozioni internazionali, una nomina blocca la Commissione governativa

di 27 gennaio 2014

«La priorità in questo momento è la nomina del vicepresidente della Commissione adozioni internazionali, che, proprio per questa vacatio, non sta funzionando come dovrebbe. Anche se gli ingressi dei bambini proseguono, perché per questo è stata assicurata la delega delle firma, le politiche di adozione sono "sospese" e invece ci sono delle urgenze che vanno affrontate subito». A lanciare l'allarme per una situazione di stallo che dura ormai da più di un mese e mette a rischio le procedure, è Monya Ferritti, presidente di Care - il coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete - e membro della Cai, l'organismo di monitoraggio e controllo della presidenza del Consiglio dei ministri, cui fanno capo le adozioni

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I genitori e l’adolescenza inspiegabile - Un universo sconosciuto

I genitori e l’adolescenza inspiegabilebr /Un universo sconosciuto

È capitato a tutti i genitori, almeno una volta , d i provare quella sensazione di panico che ti vela la vista quando pensi di aver perso il tuo bambino in aeroporto o in un negozio affollato. Ti sei distratto e lui non c’è più accanto a te.
Ti chiedi se qualcosa di irreparabile possa essere accaduto in pochi secondi.
In quel momento sei Stephen Lewis, il protagonista del romanzo d i Ian McEwan Bambini nel tempo: il padre che non saprà mai come sarebbe cresciuta la sua piccol a Kate, smarrita a tre anni al supermarket.
Lo stesso panico torna quando diventi genitore per la seconda volta: cioè quando tuo figlio o tua figlia arrivano all’adolescenza e tu devi ripartire da zero. Non ti parlano, non sorridono, sono arrabbiati con quasi tutti, sicuramente con te che per loro non sei più la madre o il padre dell’estate prima della tempesta. Sembrano non avere più voglia di quel che nel tempo hai tentato di dare con onestà.
Stranieri, in casa.
Ma non è sempre stato così, anche quando c’eravamo noi nella stanza del figlio?
La differenza è forse che noi ci sentiamo la generazione di genitori più informati, connessi e collegati al mondo. Disposti a imparare dai nostri «nativi digitali», disposti anche — e fin troppo — ad ammettere le nostre imperfezioni quotidiane nell’esercizio di una genitorialità appassionata. È a quel punto che scatta la tentazione del controllo. La tentazione di diventare tutti insieme una Big Mother: la Grande Madre dotata di filtri da mettere ai computer e di programmi in grado di monitorare l’accesso ai siti. I nostri pre – adolescenti, adolescenti e giovani adulti ci feriscono con le loro armi tecnologiche, nascondendosi tra g l i specchi di mille schermi?
E noi, genitori moderni, rispondiamo con le stesse armi, più o meno. Lo facciamo — così ci ripetiamo — per «proteggerli da se stessi» in un mondo che è diventato infinito e infinitamente più pericoloso di quello che noi abbiamo affrontato alla loro età. In assenza di segnali, andiamo in cerca di tracce che ci riportino a loro.
Lo sappiamo, questo inseguimento è un inganno: il tormento è che sacrificare la fiducia tra noi possa diventare un male peggiore dei pericoli dai quali volevamo allontanarli. E dunque ci chiediamo che fare, sempre più confusi e storditi dalle storie di cronaca: che ci parlano di bambine pronte a scambiare un corpo giovane per i soldi di uomini classificati con un numero; che ci raccontano di anime incerte annientate da giochi omicidi su siti mai spenti.
Ci rimangono vecchie armi, forse spuntate, ma sono le nostre. Essere presenti ed esercitare un’antica attenzione, oltre il brusio delle nostre giornate difficili e il silenzio dei loro muri ostili. Rispettare l’identità dei nostri figli anche quando non ci somigliano: soprattutto quando non ci somigliano. Jay Griffiths, autrice di un libro che è un lungo viaggio-studio nella felicità perduta dei ragazzi, sprona i genitori a essere coraggiosi e a non considerare mai i figli una proprietà: a volte il contrario dell’obbedienza non è la disobbedienza ma l’indipendenza, il contrario del controllo non è il caos ma l’autocontrollo, il contrario dell’ordine non è il disordine ma la libertà.
Twitter@bastefanelli

mercoledì 22 gennaio 2014

Il futuro capitale umano sono i nostri figli

Il futuro capitale umano sono i nostri figli

Si parla di crisi della società, di crisi della politica, di un paese alla deriva che ha bisogno di recuperare i propri principi etici, di nuove generazioni che sembra abbiano come unica prospettiva quella di scappare all’estero, portandosi appresso tutto il rancore per ciò che non funziona né mai funzionerà.
Una domanda però non ci siamo forse ancora posti a sufficienza.
Noi adulti cosa facciamo veramente per crescere quello che sarà il futurocapitale umano e sociale della nostra collettività, cioè i nostri figli? Cosa facciamo attualmente per fortificare le competenze necessarie a questo particolare tipo di capitale, che è il più importante? Siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo come genitori o educatori in genere? Oltre alle previsioni apocalittiche, siamo capaci di trasmettere ai giovani quellafiducia che spesso permette di avviare la spinta propositiva e creativa delle persone?
Dobbiamo quindi chiederci quali saranno i cittadini del futuro e come li stiamo crescendo.
Dimenticando troppo spesso che il futuro dei nostri figli dipende proprio da noi, oggi, subito, spesso non ricordiamo di indicare loro quale sia la strada da intraprendere per cercare un equilibrio tra il benessere materiale e quello dell’anima o magari, data la difficoltà per noi stessi di trovarlo, non proviamo, per lo meno, a cercarlo insieme a loro.

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