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martedì 3 settembre 2013

Dalla Siria al Libano in cerca di libertà: la storia del piccolo Sajed fuggito dalla guerra

Dalla Siria al Libano in cerca di libertà: la storia del piccolo Sajed fuggito dalla guerra

martedì 12 febbraio 2013

Adozioni, due gemelli “inaspettati”

 fonte: http://com.unita.it/


Autore: Federica Fantozzi
Tre anni per prepararsi a insegnare a un bambino come andare in bici e capire una lingua diversa dalla propria, tre giorni per dimenticarselo, ventiquattr’ore per memorizzare il terrificante numero di poppate quotidiane necessario a due neonati: «Ma non c’è uno schema? Un pezzo di carta?».
Elisa e Riccardo, 39 anni, toscani, liberi professionisti, in lista per un’adozione internazionale in Colombia. «Gli psicologi dei corsi ci avevano avvisato: scordatevi i neonati – racconta lui -. Possono arrivarvi ragazzini di 12-13 anni, con l’infanzia devastata. Nati da madri in carcere e cresciuti in cella con lei. Noi ci sentivamo pronti per due fratellini e avevamo dato disponibilità fino a 7 anni di età. Passavamo i mesi immaginando il volo di ritorno da Bogotà, il loro stupore, gli odori di una città diversa, i primi libri che avremmo scelto».


domenica 3 febbraio 2013

Russia, orfano di 14 anni scrive a Putin

Fonte: www.quotidiano.net

Russia, orfano di 14 anni scrive a Putin per concludere l'adozione negli Stati Uniti
Il ragazzo, affetto da una malattia genetica, troverebbe anche delle cure.

Mosca, 10 gennaio 2013 -

Un ragazzino russo di 14 anni, che soffre di una malattia genetica, ha scritto al presidente russo Vladimir Putin, per chiedergli di concludere la sua adozione, interrotta a causa della legge anti-Magnitsky, entrata in vigore all'inizio di gennaio.

Con questo provvedimento, Mosca ha vietato le adozioni di orfani russi da parte di cittadini Usa, rispondendo al Magnitski Act, con cui aveva preso misure contro funzionari russi ritenuti coinvolti nella sospetta morte in carcere dell’omonimo avvocato, il quale aveva denunciato un grosso giro di corruzione ai vertici dello Stato. Come raccontano i media di Celiabisnk, città sugli Urali dove il ragazzo vive in orfanotrofio, Maxim è in contatto da sette anni con una famiglia statunitense che l'anno scorso ha deciso di adottarlo. La procedura è stata avviata, ma ora si trova nel limbo a causa della controversa legge, in seguito alla quale Mosca si è anche ritirata dall'accordo con gli Usa sulle adozioni internazionali.In America, Maxim troverebbe non solo una famiglia ma anche possibilità di essere curato.


domenica 27 gennaio 2013

Cifa Onlus Torino: una lettura tra le esperienze adottive

Fonte: cifaonlus

Come un viaggio nelle emozioni

Scritto da Eventi on . Postato in esperienze adottive, Informati
 
L’adozione è come un viaggio nelle emozioni, al nostro interno, alla scoperta di sensazioni intime e sentimenti forse mai rivelati. E’ anche un viaggio fisico, alla scoperta delle proprie forze, di altri sapori, profumi, di altra gente, in poche parole di un altro mondo, in tutti i sensi. Per noi, coppia da tanti anni insieme, il percorso fino all’adozione di nostra figlia prima, e di nostro figlio dopo qualche anno, è stato un bel viaggio, fatto di tappe e fermate, lento ma sempre con quell’obiettivo, quella meta sempre più vicina, sempre più reale.
L’attesa della nostra prima adozione è stata faticosa, il tempo sembrava non passare mai e poi, in tre mesi, ecco l’abbinamento e poi la partenza per il Vietnam e tutto ciò che per anni avevamo tanto atteso e sperato è arrivato cogliendoci quasi impreparati e un po’ incoscienti. L’incontro con la nostra bimba è avvenuto in istituto. Al nostro arrivo, tutte le persone presenti ci guardavano sorridendo partecipi e noi abbiamo subito percepito una tenerezza e una sensibilità che ci ha tranquillizzato, anche perché ci sentivamo un po’ impacciati e inesperti e quasi timorosi di rompere un incanto mentre la nostra bimba ci guardava con due occhi bellissimi e vispi.



mercoledì 2 gennaio 2013

Abbiamo adottato Lechen

fonte: corriere della sera, blog La città nuova

“Abbiamo adottato Lechen, piccola cinese. E ci ha rivoluzionato la vita”

“Ha 10 mesi e si chiama Lechen. Il suo nome significa ‘che l’alba della tua vita sia sempre felice’. Ama giocare all’aperto, è una bimba sana, mangia e dorme con regolarità. E un giudice in Cina pensa che siamo noi, proprio noi in tutto il mondo, la sua mamma e il suo papà! Sono 5 anni che mi immagino mio figlio africano… Ma non importa, certo che siamo d’accordo! D’accordissimo. E la Cina diventa il Paese che da sempre avevo nel cuore…”.
Francesca Lanocita, 41 anni, web content manager milanese, ricorda così i primi istanti dopo l’annuncio che, tre anni fa, ha cambiato la sua vita e quella di suo marito Paolo, 45 anni. Gli operatori del Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia), l’organizzazione non governativa a cui si erano rivolti, li avevano convocati per dir loro che sarebbero diventati i genitori di Lechen, una bimba cinese che oggi ha 4 anni e mezzo.
Un annuncio che aspettavano da quattro anni, ovvero da quando avevano dato la disponibilità al Ciai ad adottare un bambino da qualsiasi parte del mondo.


sabato 29 settembre 2012

Il bambino che sogna


Ho trovato in rete questo blog, "Il Bambino Che Sogna". 
Mi è piaciuto e lo metto qui, in evidenza.

www.ilbambinochesogna.blogspot.it

Buona lettura.

Adozione, impossibile non amarla.

giovedì 13 settembre 2012

Quella volta che mia figlia decise di rinascere


Ero sul divano, accomodata in un ampio vestito e seduta su una giornata piena di eventi di apparente banale quotidianità e di gesti semplici, ma mai vissuti prima. 
Era stata una giornata di maternità, una delle tante fatte di parchetto, panchina, merenda, palla, biciclettina, altalena, avrò messo tutto nella borsa mah, pensieri da allineare e organizzare nuovi nuovi, per me appartenenti ad una fetta di mondo altrui, sempre osservata, a volte sbadatamente, a volte con curiosità, spesso con estraneità. Ero ora lì dentro anch'io, appartenevo a quella categorie di persone, di donne, di mamme, di nonne e nonni che abitavano i parchetti della città, anche io facevo parte di quel gruppo, anche io ero lì, spingevo mia figlia sull'altalena, sul columpio, si, mia figlia così lo chiamava, nella sua terra di nascita. 
E sul columpio ora ero seduta anch'io, e questo essere alzata da terra e questo dondolare mi accomunava a lei, un mondo nuovo sotto ai nostri piedi, un leggero senso di estraneità a volte di celata paura, un andare in alto, un tornare giù, e ancora, felice e a volte triste, ce la faccio, ma come è difficile, era quello che volevo, che ci faccio qui, e ancora su, e ancora giù... 
Un columpio in movimento continuo. Un'altalena, una nuova vita che sale, di colpo e che ti porta giù, a sentire le tue difficoltà di nuova mamma e di adulta che si riscopre velocemente nei dubbi di colei che cresce un figlio già nato, un figlio che dalla sua altalena ti vuole e ti respinge, anche lui sale in alto e scende giù, che ti ama e che ti odia, una donna in un parchetto, una mamma.

I saliscendi, le altalene, il brivido dell'alto e del basso, il movimento continuo serve, è funzionale, accettarlo come strumento di formazione fa bene, nello strenuante ricercare una posizione equilibrata, una posizione nuova in cui puoi stare bene e puoi far sta bene. È un passaggio, è una posizione transitoria che va accettata e accolta, stringendo bene le mani alle uniche cose certe conosciute: le corde dell'altalena. Stringere bene il nostro essere adulti, accoglienti, comprensivi, adulti che ci accettiamo per quello che siamo, con i nostri limiti e le nostre paure, antiche e nuove. Conoscerle e conoscersi il più possibile, questo è fondamentale. Stringere bene tutto questo perché sull'altra altalena, che ondeggia a fianco, c'è l'altra persona, tuo figlio, in pieno movimento e alla ricerca del suo equilibrio per essere figlio, nuovo, in fase di ricerca di se, dei suoi pezzi, della sua rinascita.
Ed è stato in una di quelle sere, al rientro dal parchetto e dai nostri columpi, che successe, che il tempo si fermò, l'ondeggiare anche, l'andare in alto e in basso pure, per concederci un momento tutto nuovo, comune. Un andare e un fermarsi all'unisono.
Qui, sul divano, in una sera in cui tutto pareva uguale alle altre, mia figlia decise di nascere. Di rinascere da me.
Quella sera il mio abito era largo, di un tessuto comodo e morbido, tinte pastello. Lei si avvicinò a me, io la abbracciai e le sorrisi, e in un momento trovò il modo, il suo, per fermare una storia e ripartire da un'altra, ecco, si infilò sotto il mio vestito, la pancia improvvisamente mi si gonfiò, ero incinta di lei, sentivo il suo peso, le sue manine, la sua pelle sulla mia.  Lei stava per nascere. Lo voleva, lo pretendeva. Il papà la prese dolcemente per i piedini che già facevano capolino in basso, io mi accarezzavo il grembo, le sentivo la testa, sentivo già i suoi primi vagiti, ecco, gli ultimi movimenti di assestamento e nostre figlia nacque. 
E divenni per la prima volta mamma, lei per la seconda volta nacque, ora mia figlia. 

Adozione, impossibile non amarla. 

Una mamma felice.
@icri4.

giovedì 5 luglio 2012

Chi sono Io? Conoscere la storia dall'inizio

Fonte http://www.italiaadozioni.it/?p=3306

DI ITALIAADOZIONI – 24 MARZO 2012
RACCONTARE LA STORIA

Alessandra, adottata all’età di tre anni, oggi quarantenne ci descrive le sue emozioni e la sua storia. Pubblichiamo il suo prezioso contributo con il desiderio di condividerlo con quanti nutrono la speranza di ritrovare le risposte non ancora svelate della propria esistenza.
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La mia storia di bambina adottata è diversa e simile al tempo stesso alle storie di tanti altri bambini adottati, ma di certo quello che accomuna tutti noi è il bisogno del riconoscimento delle nostre origini.

Soprattutto quando ero piccola mi guardavo allo specchio e cercavo di trovare una somiglianza in qualcuno delle persone che mi vivevano intorno. Altresì mi ponevo delle domande e le risposte che i miei genitori eludevano creavano idee sulla mia storia che vagavano in me creando disordine nel cuore e nella testa.


martedì 26 giugno 2012

Un anno fa...

Pubblichiamo un post che una mamma di cuore dedica al suo bambino, al figlio che ha ricevuto in dono, un messaggio di pura gioia e felicità.

Buona lettura
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UN ANNO FA....

Mi capita spesso in questi giorni di fare un "salto nel passato" e ricordare la mia vita di un anno fa.
Un anno fa...
Un anno fa stavo aspettando la fine della scuola ma non ero molto allegra perché mi aspettava una lunga estate in "solitudine".
Un anno fa stavamo progettando le vacanze ma non sapevamo decidere se prenotare o meno...qualcosa ci tratteneva e non prendevamo mai una decisione.
Un anno fa noi non lo sapevamo ma stava per cambiare per sempre la nostra vita...
E' stato un anno meraviglioso.
L'arrivo del nostro bimbo nella nostra vita ha portato gioia, allegria, colore!
Noi siamo rinati con lui, grazie a lui!
Quando lo guardo mi chiedo come abbiamo a fatto a vivere senza di lui fino ad un anno fa.
Poi mi rendo conto che lui e' con noi da sempre.
Ripenso al momento in cui una telefonata ha dato un nuovo senso alla nostra vita, ripenso al nostro primo incontro e al nostro primo mese di conoscenza!
Ricordo il nostro primo lungo e intenso abbraccio...quell'abbraccio attraverso il quale lui ci ha adottati!
Ricordo ogni giorno, ogni istante, ogni sorriso e ogni attimo di immensa felicita' di quel mese di conoscenza.
Quel mese in cui, mattoncino dopo mattoncino abbiamo costruito la nostra famiglia.
Ricordo l'arrivo a casa, finalmente in tre!!!!!
Un anno fa....




L'esperienza del dono, la mia esperienza

Cristina, l’esperienza del dono mi ha aiutata a crescere

Ho imparato il valore del dono e lo insegno a mia figlia; il mio progetto di genitorialità passa dai, e punta con determinazione ai, valori della responsabilità sociale.

venerdì 23 dicembre 2011

Babbo Natale esiste!

Mia figlia di 8anni e mezzo, frutto magico e meraviglioso di una adozione.

Abbiamo insieme dato vita a tante esperienze legate alla ripresa e conquista di tutto ciò che non ha mai avuto, sopravvivendo grazie solo alla sua capacità di bambina di credere nella fantasia e nei sogni, credere ad un mondo a parte. E insieme abbiamo proseguito in quest’arte magica, nella parte di mondo dove si può vivere nonostante tutto, mantenendola e affiancandole piano piano il mondo reale, il mondo della famiglia e dei figli.

Nel suo mondo magico Babbo Natale è ricomparso anche in Italia, anche lui, come lei, ha attraversato l’Oceano. E si sono ritrovati sotto un albero in Italia, lui ha saputo trovarla e a portarle tutti i regali da sempre solo immaginati, una parte della sua terra di origine, così, è sempre con lei.
L’anno scorso ha scritto la sua prima letterina a lui e, a regali ricevuti, a gennaio, gliene ha scritta un’altra, semplicemente lo ringraziava tanto di tutti i regali che aveva voluto donarle, aggiungendo “io non so se sono stata davvero così buona da meritarne così tanti”. Quest’anno ha scritto la seconda letterina, aggiungendo un foglietto a parte in cui ha elencato i regali anche per mamma e papà.

Si cresce, lo,so, ma non sarò sicuramente io ad ammettere che il mondo della fantasia non esiste, che il mondo dei sogni non esiste, che il mondo in cui tutto si può avverare non esiste: lascerò sempre a lei la possibilità di credere nei sogni, di sperare che accada qualcosa di meraviglioso che ti porti il regalo più bello e inaspettato, credere che c’è sempre la possibilità che la vita ti porti il bene.

Perché è così veramente che è successo!

Lasciamoci il beneficio del dubbio... Babbo Natale esiste!
 
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