venerdì 27 aprile 2012

Ragazzi adottati e genitori/Tornare insieme alle “origini”

Ragazzi adottati e genitoribr /Tornare insieme alle “origini”

Di Daniela Natali,
www.27esimaora.corriere.it

I ventidue canti di Doyel.
Un nuovo modo di raccontare l'adozione internazionale di Shanti Ghelardoni (Brossura)
Editore: Dalla Costa

Di libri sulle adozioni ( e soprattutto sulle relative difficoltà) ne sono stati scritti un numero incalcolabile. In seconda e prima persona: da specialisti in materia (psicologi, sociologi, giudici…) e genitori adottivi, più raramente da ragazzi adottati e già questo sarebbe un motivo per leggere “I ventidue canti di Doyel” (pubblicato da Dalla Costa, 136 pagine, 10 euro) scritto da Shanti Ghelardoni.

Nel libro, con l’artificio delle “favole” narrate da una millenaria ma sempre giovane cantastorie (Doyel, appunto) Shanti , arrivata dall’India in Italia più di trenta’anni fa, racconta le storie vere di un gruppo di ragazzi, anzi di giovani adulti adottivi. Tutti appartengono alla prima ondata di bambini arrivati in Italia in adozione e in tutti questi anni hanno avuto modo di confrontarsi con una società che è cambiata (anche se non tanto come si piacerebbe credere, e non sempre in meglio, come dimostrano i loro racconti.).


Al centro del libro: la ricerca delle origini, comunque la si voglia intendere (del proprio Paese, dei propri genitori, fratelli, parenti, istituti, ma anche di colori, suoni, sapori), una ricerca che non è mai semplice e per ognuno ha significati diversi. Al punto che per qualcuno di significato non ne ha proprio. Dalle voci di questi giovani adulti emerge un continuo reinterrogarsi e interrogare e parlano, in alcuni casi, anche i loro genitori, a loro volta alle prese con questo ritorno alle origini dei figli.

Un libro semplice, né colorato in rosa, né colorato in nero, che non mitizza l’adozione ma la presenta nella sua concretezza e può dire molto a chi è genitore adottivo, ai ragazzi adottati: E anche a chi non all’adozione non ha mai dedicato neanche un pensiero.

Credete sia giusto farlo leggere a un ragazzino o una ragazzina?

Credete che possa essere un sostegno? Oppure potrebbe aprire problemi (ancora non esplosi) in chi non si è ancora posto il problema delle proprie origini?

1 commento:

  1. Direi che è un libro che personalmente ho apprezzato.  Sarei un po' cauta nel farlo leggere se non si è ancora cominciato un lavoro di rielaborazione personale. Se questo lavoro è in corso, però, mi sembra uno strumento molto bello di confronto, anche proprio per il modo con cui è scritto.  Giuse - anfaa

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