lunedì 22 ottobre 2012

La Repubblica, 18 ottobre 2012


LA NUOVA STRADA PER LE ADOZIONI


Sono trascorsi quattro anni da quando è stato sottoscritto l'accordo bilaterale tra la Federazione russa e l'Italia in materia di adozioni internazionali. Un documento di 12 pagine che, attraverso 19 articoli, cerca di snellire un iter che può durare diversi anni, e costare alle coppie italiane svariate migliaia di euro.
In un Paese che solo nel 2011 ha adottato 781 bambini russi (quasi 6mila nel periodo compreso tra il 2000 e il 2006, mentre in totale sono circa 140mila quelli che restano negli orfanotroi in attesa di una famiglia), la necessità di facilitare il percorso di adozione si è fatta sempre più pressante. Tanto da portare alla sottoscrizione di un documento, irmato a Mosca dopo tre anni di trattative il 6 novembre 2008 ed entrato in vigore l'anno successivo. Un testo che oggi fa scuola, studiato con interesse anche da altri Paesi, a cominciare dalla Spagna. Una cura dimagrante che assegna all'Italia e alla Russia un primato di efficienza su questo fronte.
Tracciato il sentiero per una migliore collaborazione, è però necessario intervenire laddove la burocrazia non si dimostra uno strumento a tutela del minore, ma una trave posta di traverso tra le ruote dei coniugi adottanti. 

La tenacia di due genitori romani.




Che hanno da poco festeggiato le due medaglie d'argento conquistate alle Paralimpiadi di Londra dalla loro figlia Oxana Corso. Fermata Porta Furba-Quadraro della metro A di Roma. Oxana Corso, medaglia d'argento alle ParaOlimpiadi di Londra nei 100 e nei 200 metri categoria T35 (dedicata ad atleti con disabilità cerebrali), ha vissuto quattordici dei suoi diciassette anni con mamma Angela, papà Piero e Olga, la sorella quattordicenne arrivata con lei dalla Russia, in un appartamento al quinto piano di un condominio dell'omonima borgata romana che punteggia via Tuscolana.
Prima di allora la casa di Oxana e Olga era stata l'orfanotroio numero 5 di San Pietroburgo. Fu lì che nel settembre 1998 Angela e Piero conobbero le loro iglie. Una storia di adozione come tante in quegli anni, Durante i quali non c'era ancora un albo degli enti autorizzati.Tutto era lasciato alla singola iniziativa e all'incontro fortunato con chi poteva fare da mediatore tra i genitori "sulla carta" e i loro potenziali i gli.
In questa storia quel mediatore risponde al nome di Tatiana. «È stata una fortuna averla incontrata», raccontano Angela e Piero. Lei, seduta sul divano del salotto di casa nel quale troneggiano le foto di Oxana e Olga (anche lei atleta tesserata nella Cariri Rieti), e lui in piedi, orgoglioso di mostrare trofei, coppe e, naturalmente, quelle due medaglie d'argento conquistate a Londra dalla iglia più grande.
«Ci eravamo attivati per un'adozione in Perù, quando un'altra coppia che aveva adottato un minore in Russia ci fece conoscere Tatiana. CCi ha assistito nelle pratiche, ci ha fatto da interprete e poi ci parlò della possibile adozione di Olga, una bambina di sette mesi che si trovava in un orfanotroio a San Pietroburgo. Andammo a conoscerla. Nello stesso periodo c'era lì una coppia che avrebbe dovuto adottare Oxana, sorella naturale di Olga. Oxana aveva due anni e sette mesi, aveva trascorso due anni in ospedale per un problema al piede destro.
L'accoppiamento andò male. Ce lo raccontarono e noi demmo subito la nostra disponibilità ad adottare entrambe le sorelle».
La scintilla già scattata con la piccola Olga si ripeté anche per Oxana.
«Quando la vidi nel corridoio dell'orfanotroio, Oxana si girò e mi disse: 'Papi' e da quel momento nessuno avrebbe potuto più togliermi mia iglia», continua con un pizzico di commozione Piero, che in quel lontano 1998 lavorava come cuoco e oggi fa il tassista. Cambiamenti anche per Angela, che all'arrivo delle bimbe smise di fare la parrucchiera per dedicarsi completamente a loro.
«Quando arrivammo a San Pietroburgo rimanemmo impressionati da tutti quei bambini soli, dalla povertà che si respirava appena fuori dal centro. Nell'orfanatroio mancava di tutto - continua papà Pietro -. Ogni volta che andavamo a trovare le nostre iglie portavamo sempre dei doni anche a tutti gli altri: una volta comprammo 25 chilogrammi di banane e un'altra volta quattro termosifoni portatili e altro ancora. Tra mediazioni, documenti, regali, viaggi per l'adozione abbiamo speso cento milioni delle vecchie lire... ma, guardando indietro, resto convinto che ne sia valsa davvero la pena».
La procedura non fu semplice.
«Quando tornammo a San Pietroburgo per portare a casa le nostre bambine, avevo imparato alcune parole russe per parlare con Oxana», aggiunge tornando a quei giorni «Ma da quel momento lei non ha più voluto pronunciare una parola in lingua russa». In Italia il problema di Oxana si rivelò più grave di quanto fosse stato rivelato alla famiglia. «Alla prima visita in Italia, il professor Pierro ci spiegò che si trattava di un problema serio, di una cerebrolesione. Oxana fu operata tre volte in sette mesi, portò il tutore per anni. Ma non si è mai abbattuta», continuano Angela e Piero.
Oggi Oxana e Olga, sono due adolescenti romane che crescono con la giusta serenità familiare. «Vinco perché in gara mi diverto e vi partecipo con il sorriso sulle labbra», ha sottolineato Oxana, tesserata per la Us Acli Terzo Millennio, dopo aver conquistato la seconda medaglia d'argento a Londra. Una frase incorniciata nel salotto di casa Corso. Una serenità che sarà davvero completa quando, fra qualche anno, tutta la famiglia Corso farà un viaggio fino a San Pietroburgo: «Perché ci piacerebbe che le nostre ragazze conoscano il posto da dove arrivano», concludono i due genitori.
Il successo è anche un po' loro, che in questi anni non si sono mai persi d'animo quando si è trattato di affrontare le difficoltà.
MARIELLA CARUSO RUSSIA OGGI

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