lunedì 14 gennaio 2013

Adozioni, quando i bambini sono ostaggi

fonte: http://de-luca.blogautore.repubblica.it/2013/01/14/adozioni-quando-i-bambini-sono-ostaggi/

Adozioni, quando i bambini sono ostaggi

di Maria Novella De Luca

E’ davvero il paradigma di quanto sia grande la crisi dell’adozione internazionale quello che sta succedendo in Russia. Dove come è ormai noto il presidente Putin ha bloccato tutte le adozioni di bimbi russi verso gli Stati Uniti, come ritorsione per alcune decisioni americane contro dirigenti russi ritenuti coinvolti nella morte di un avvocato impegnato nei diritti civili.
Sapendo di colpire al cuore il paese che più fa adozioni al mondo, e soprattutto dalla Russia, Putin ha deciso che quei 50 orfani che da anni vivono nei duri Internat (orfanatrofi) dell’ex Unione Sovietiva non potranno raggiungere negli States i loro genitori adottivi, spezzando così per decine di bambini il sogno di una famiglia e di una vita nuova.


Ma quanto sta facendo la Russia non è molto diverso da quanto accade ormai sempre più spesso in molti paesi da cui arrivano in Occidente i bambini adottivi. Paesi che aprono e chiudono le loro frontiere soltanto, spesso, per contrattare in cambio delle adozioni non tanto aiuti per l’infanzia, quando scambi politici, ritiro delle sanzioni contro i diritti umani emesse da Onu o Comunità Europea, o condizioni di favore negli scambi commerciali. Richieste, più spesso ricatti, che con il futuro dei bambini, poverissimi, sfruttati, abbandonati, nulla hanno a che vedere. E’ successo in Cambogia, in diversi stati africani, e molto spesso nei paesi dell’Est, in Ucraina, in Bielorussia, dove tutt’oggi le adozioni non sono regolate dalle convenzioni internazionali. Paesi che dopo aver dato tutte le autorizzazioni, dopo che bimbi e genitori si sono incontrati, fermano a volte per anni l’espatrio dei minori, magari ammantando queste decisioni con proclami nazionalisti tipo “adottiamo i nostri orfani”, “non lasciamo partire la nostra gioventù”. In effetti, se tutto questo fosse vero, come è accaduto in parte in Brasile e in India dove il miglioramento delle condizioni economiche ha di fatto favorito molto l’adozione nazionale, saremmo tutti felici, perchè vorrebbe dire che la condizione dell’infanzia è migliorata.
E invece così non è. I bambini africani, asiatici, russi, bulgari, modavi, katzaki, ucraini non trovano famiglie dei loro paesi, ma restano negli orfanatrofi, a patire solitudine, abusi, quando non fame e sete. E se negli “Internat” ex sovietici ci sono cibo e scuola, è la condizione di violenza e di mancanza di affetto che segna per sempre questi bimbi con gli occhi azzurri e tristi.  Migliaia di testimonianze di ragazzi adottati hanno raccontato questa solitudine del cuore. E a meno di non essere genitori in attesa di un’adozione, consiglio di leggere il reportage che sull’Espresso di questa settimana Fabrizio Gatti ha fatto da un orfanatrofio bulgaro, e gli agghiaccianti racconti fatti da tre bambini adottati ai loro genitori italiani.
In tutto questo, e nell’assenza di una reale poltica estera sulle adozioni, anche gli enti autorizzati boccheggiano. Le domande calano di anno in anno, non perchè c’è la crisi economica (che incide soltanto in parte, per un figlio si fa qualunque cosa), ma perchè aspettare 4, 5 anni, nell’assoluta incertezza, senza la sicurezza che informazioni sui bambini siano certe e “vere”, ormai scoraggiano le coppie. E così molti enti importanti e rigorosi hanno quasi cessato le loro attività (che volevano anche dire solidarietà e aiuti concreti agli istituti di quei paesi) e quelli che continuano ad operare rischiano di commettere gravi errori. Perchè nella difficoltà globale delle relazioni con i paesi da cui arrivano i bambini, le notizie sia cliniche che familiari di questi ultimi rischiano di essere frammentarie, e magari non del tutto veritiere. E gli enti stessi, ormai senza più committenze (cioè finanziamenti da parte delle coppie) sono ormai in gravissima crisi.
Eppure basta guardare le nostre scuole, le strade delle nostre città per vedere quanti bambini adottati felici e integrati ci sono. E ascoltare le storie dei più grandi per capire quanto l’adozione internazionale sia una strada maestra per dare ad un figlio una famiglia, ed auna famiglia un figlio. Ragazzi che sanno tutto di sè, del loro passato, dei paesi poveri da cui provengono, e che da questa condizione “mista”, che spesso li ha salvati, traggono forza e identità.
Certo non tutto è facile. Ma nel 90% dei casi le adozioni riescono, con tutte le ombre e le luci dell’infanzia e dell’adolescenza. Sarebbe davvero uno spreco immane se l’adozione internazionale si fermasse. Eppure relegata tra ministeri senza portafoglio invece di essere oggetto di politica estera, l’adozione è oggi abbandonata in un angolo remoto delle priorità istituzionali. Mentre migliaia di orfani sognano e aspettano dei genitori che si predano cura di loro.

Nessun commento:

Posta un commento

grazie per il tuo commento!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...