domenica 3 febbraio 2013

Russia, orfano di 14 anni scrive a Putin

Fonte: www.quotidiano.net

Russia, orfano di 14 anni scrive a Putin per concludere l'adozione negli Stati Uniti
Il ragazzo, affetto da una malattia genetica, troverebbe anche delle cure.

Mosca, 10 gennaio 2013 -

Un ragazzino russo di 14 anni, che soffre di una malattia genetica, ha scritto al presidente russo Vladimir Putin, per chiedergli di concludere la sua adozione, interrotta a causa della legge anti-Magnitsky, entrata in vigore all'inizio di gennaio.

Con questo provvedimento, Mosca ha vietato le adozioni di orfani russi da parte di cittadini Usa, rispondendo al Magnitski Act, con cui aveva preso misure contro funzionari russi ritenuti coinvolti nella sospetta morte in carcere dell’omonimo avvocato, il quale aveva denunciato un grosso giro di corruzione ai vertici dello Stato. Come raccontano i media di Celiabisnk, città sugli Urali dove il ragazzo vive in orfanotrofio, Maxim è in contatto da sette anni con una famiglia statunitense che l'anno scorso ha deciso di adottarlo. La procedura è stata avviata, ma ora si trova nel limbo a causa della controversa legge, in seguito alla quale Mosca si è anche ritirata dall'accordo con gli Usa sulle adozioni internazionali.In America, Maxim troverebbe non solo una famiglia ma anche possibilità di essere curato.




A favore della sua richiesta si è espresso l'ombudsman locale, Margarita Pavlova: "Maxim ha ormai rapporti molto forti con questa famiglia americana, ritengo che non si possano rompere". La legge ha suscitato un coro di critiche non solo da parte dell'opinione pubblica ma anche all'interno dello stesso governo russo. Il deputato del partito di maggioranza Russia Unita, Robert Schlegel, ha detto di voler proporre un'esenzione almeno per i bambini disabili, che in Russia hanno grandi difficoltà a trovare famiglie e sono per lo piu' adottati dall'estero.
Il Dipartimento di Stato Usa, tramite la portavoce Victoria Nuland, ha auspicato che con Mosca il "dialogo vada avanti" per permettere almeno che vadano in porto le adozioni di cui si era già avviata la pratica e che coinvolgono tra le 500 e le 1.000 famiglie americane.

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