mercoledì 3 aprile 2013

La proposta di AIBI: verso una nuova legge per le adozioni internazionali. Il Manifesto integrale

fonte: www.aibi.it

OLTRE LA CRISI
più famiglie & più adozioni
Manifesto per una nuova legge dell’Adozione Internazionale




L’adozione internazionale è in crisi. Dopo anni caratterizzati da una tendenza positiva, a partire
dal 2006 le idoneità all’adozione internazionale dichiarate dai Tribunali per i minorenni sono
drasticamente diminuite: da 6.273 nel 2006 a 3.179 nel 2011.
Quali le cause? I costi dell’adozione internazionale e la crisi economica in corso non sono l’unica
ragione: c’è una generale sfiducia nelle adozioni internazionali perché si è creata una cultura
negativa intorno all’adozione. Le procedure sono complicate e troppo lunghe. Le coppie disponibili
ad accogliere un bambino abbandonato non vengono considerate come una preziosa risorsa. Se il
calo continuasse secondo il trend evidenziato, si assisterebbe in breve alla fine delle adozioni
internazionali, con un numero ridottissimo di adozioni già a partire dal 2020. Eppure, l’abbandono
dei minori è in crescita: dai 145 milioni di bambini abbandonati nel 2004 ai 168 milioni del 2009
(stime Unicef). Dinanzi a questo disarmante quadro è d’obbligo trovare le soluzioni per il rilancio
delle adozioni.

Cosa fare? Cambiare la cultura, snellire il sistema per valorizzare le persone disponibili all’adozione e rendere l’adozione gratuita per le famiglie meno abbienti. Serve una riforma della legge 4 maggio 1983 n. 184 e successive modifiche per giungere ad un numero sempre maggiore di famiglie accoglienti e di adozioni internazionali.

La nuova legge
Ecco le proposte concrete per l’avvio di un nuovo decennio dell’adozione di minori stranieri e per
superare l’attuale evidente sfiducia nelle adozioni internazionali:




A) PIU’ FAMIGLIE: servono più adottanti e per questo le famiglie devono essere incentivate ad
adottare. Occorrono dunque alcune riforme culturali e procedurali che consentano, da un lato, di
ridare fiducia a chi desidera adottare e, dall’altro, di rendere l’adozione più veloce e meno costosa e
perfino gratuita per alcune categorie di famiglie.

1. Riforma culturale: dalla “selezione” all’“accompagnamento” delle coppie
Occorre superare l’attuale concetto della “selezione” a favore di un percorso comune di
“accompagnamento” alla genitorialità adottiva e quindi:
· Valorizzare le persone candidate ad accogliere un figlio non loro: sono una risorsa e non
possono essere selezionate o penalizzate
· Creare un percorso congiunto fra Enti autorizzati e Servizi Sociali per accompagnare
insieme gli adottanti per tutta la durata della procedura: prima, durante e dopo l’adozione
· Fare dichiarare l’idoneità degli adottanti dai Servizi Sociali, come negli altri Paesi europei,
come risultato di questo percorso di accompagnamento, e non più dai tribunali per i minorenni.

2. Riforma dell’iter: semplificazione e brevità delle procedure
Occorre semplificare le procedure e quindi:
· Limitare per legge il numero di incontri psicologici e uniformare l’iter a livello nazionale: agli
adottanti sono dovuti parità di trattamento, trasparenza e celerità del servizio pubblico
· Rendere perentori i termini della procedura a garanzia della celerità dell’iter
· Riconoscere automaticamente la sentenza straniera di adozione sulla base della
certificazione della Commissione per le Adozioni Internazionali, e dunque senza il controllo dei
tribunali per i minorenni, consentendo al minore l’acquisto immediato della cittadinanza

3. Riduzione dei costi e gratuità dell’adozione internazionale
Il costo delle adozioni può e deve essere ridotto. Ecco come:
· QUALITA’. Definire i requisiti qualitativi per gli enti autorizzati per aumentarne la solidità e
il livello di assistenza prestato alle coppie sia in Italia (regionalizzazione, cioè una sede in ogni
regione in cui operano; certificazione del bilancio; qualifica di ente morale; numero minimo di
mandati e di adozioni) sia all’estero (sede effettiva con personale dipendente; tracciabilità dei
trasferimenti monetari; obbligatorietà delle attività di cooperazione internazionale) e prevedere
controlli effettivi sul possesso di tali requisiti
· ORGANIZZAZIONE. Definire costi standard per i servizi forniti dagli enti autorizzati per
dare ad ogni procedura adottiva un esborso certo, congruo e inferiore a quello attuale.
L’applicazione di tariffe predefinite obbligherà gli enti a una rincorsa all’efficienza, che finirà con
il premiare quelli più organizzati rendendoli polo di aggregazione per quelli meno efficaci. Al
termine di questo processo, avremo un numero minore di enti più grandi, in grado di
raggiungere l’efficienza richiesta dai costi standard attraverso maggiori economie di scala (al
OLTRE LA CRISI
più famiglie & più adozioni
crescere del numero delle adozioni fatte diminuisce, infatti, il costo medio per adozione che
l’ente sostiene).
· RISPARMI. Razionalizzare la procedura adottiva nel suo complesso, eliminando i
passaggi inutili e i relativi costi. Oggi l’iter è appesantito da adempimenti puramente
burocratici e duplicazioni di attività. La semplificazione del sistema, con la diminuzione degli
adempimenti a carico delle coppie adottive, ridurrà al tempo stesso i costi a carico del bilancio
pubblico (maggiori sinergie tra servizi sociali ed enti autorizzati, eliminazione dei tribunali per i
minorenni, eliminazione delle agenzie regionali per l’adozione).
· GRATUITA’. Attraverso la riduzione dei costi delle adozioni tramite tariffe standard e risparmi
pubblici derivanti dalla razionalizzazione della procedura adottiva, l’adozione internazionale
diverrebbe, senza oneri aggiuntivi per il bilancio pubblico, un servizio offerto dagli enti
autorizzati in regime di convenzione con la pubblica amministrazione, il cui pagamento è
commisurato al reddito degli adottanti fino alla totale gratuità per le coppie meno
abbienti (criteri ISEE).


B) PIU’ ADOZIONI: servono più adozioni ma occorre che siano di qualità. I minori
abbandonati nei Paesi stranieri sono sempre più numerosi ma restano per anni negli istituti. Solo se
le adozioni internazionali verranno incluse nella politica estera del nostro Paese sarà possibile
rafforzare il sistema delle adozioni all’estero rispettando anche il principio di sussidiarietà, secondo
cui le adozioni internazionali sono ammesse solo se si è cercata una famiglia per il minore nel
Paese di origine (Convenzione de L’Aja del 1993). Servono inoltre nuovi strumenti che, superando
le incompatibilità fra diversi sistemi giuridici, consentano di accogliere i minori stranieri in situazioni
di emergenza umanitaria o in condizioni particolari nel loro superiore interesse. Ecco le strade:
4. L’adozione internazionale nella politica estera dell’Italia
· Trasferire la Commissione per le Adozioni internazionali presso il Ministero Affari Esteri e
affidarne la presidenza all’Ambasciatore per le Adozioni internazionali
· Attribuire ad un funzionario presso ogni Ambasciata la competenza sulle adozioni internazionali
· Attivare una linea di finanziamento per i progetti di cooperazione volta a garantire la
sussidiarietà delle adozioni di minori nei Paesi in cui l’Italia adotta
5. Agevolare l’adozione dei minori con “bisogni speciali”
· Consentire ai minori con “bisogni speciali” (definizione della Conferenza de L’Aja: minori con
problemi di salute o handicap, gruppi di fratelli, minori di età superiore ai sette anni) di essere
adottati anche da persone single e da adottanti con età superiore ai limiti stabiliti dalla legge
in vigore
6. Le accoglienze innovative
· Riconoscere la kafala come affidamento preadottivo per permettere ai minori orfani originari di
paesi con legge coranica, dove non viene pronunciata l’adozione, di diventare figli legittimi
· Introdurre soggiorni a scopo adottivo per promuovere l’adozione dei bambini più grandi
· Introdurre l’istituto dell’affidamento internazionale per accogliere i minori dei Paesi in
emergenza umanitaria e togliere i minori dagli istituti sia come misura temporanea che in vista
di un successivo progetto adottivo
· Riconoscere i provvedimenti, pronunciati in Paesi che hanno ratificato la Convenzione de L’Aja
del 1993, che prevedono, come misura di prevenzione dell’aborto, il mantenimento e
l’adozione del nascituro durante la gestazione, sotto il controllo dell’autorità giudiziaria
(esempio USA).

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