mercoledì 18 luglio 2012

Stimoli e fiducia br / Piccoli gesti per un figlio felice

Stimoli e fiducia br / Piccoli gesti per un figlio felice

Stimoli e fiducia
Piccoli gesti
per un figlio felice

fonte; la 27esimaora
«È intelligente, ma non s’impegna… potrebbe far di più…» Li abbiamo sentiti tutti, dall’infanzia in poi, questi rimproveri inutili camuffati da mezzi elogi. E da grandi ce li rivolgiamo assai spesso, con sconforto, da soli. Perché queste osservazioni diventino positive bisogna riconoscerne la verità sottesa: il successo è solo in parte determinato dalle capacità. Il resto, forza di volontà compresa, è nutrito dalla «voglia», a sua volta incrementata o ostacolata da molti fattori: i fattori crestici, quelli anticrestici. Non a caso il nome deriva dal greco crestis: costruire. La «funzione crestica» è stata riconosciuta nel ’900 dal pedagogista statunitense R. Mills Gagné, e studiata negli ultimi anni da Pagès e Brunault, psicologi francesi.


È accertato — oltre che intuitivo — che il successo, in ogni settore ed età, dipende dal bilancio crestico, cioè dalla differenza tra fattori crestici e anticrestici. Un bilancio negativo può azzerare i doni naturali. Per realizzare un compito, per esprimere un talento, è necessario il desiderio, che dà vita al progetto e all’azione. A muovere un’azione sono due i possibili motori: la fuga e l’avvicinamento.
La fuga muove il desiderio-bisogno di sfuggire a una situazione insostenibile. È la determinazione del dopoguerra, il terrore dei perseguitati, di chi vuole cambiare vita e deve conquistarsi il cambiamento, sentimento insolito oggi fra noi. L’avvicinamento è invece il desiderio di raggiungere un risultato, e deve essere attivato da un piacere immediato o dall’immaginare un piacere futuro, oltre che dalla percezione di essere in grado di farcela. Il veicolo più forte del desiderio, il primo, è affettivo.
Se chi si ama e stima, maestri o genitori, partner o amici e anche dirigenti, ci trasmettono di noi stessi un’immagine buona e sono felici dei nostri progressi senza mostrarsi distrutti da un errore, se indicano o comprendono il nostro percorso con entusiasmo sentito, la volontà si attiva con più forza. Viceversa l’incomprensione, la prepotenza, l’umiliazione, l’indifferenza bloccano o non fanno nascere o diminuiscono lo slancio e con esso la capacità di immaginarsi un obiettivo e raggiungerlo desiderandolo.

Questo vale per tutti: si può deprimere e bloccare lo sviluppo di un bambino, di un adulto, di un gruppo, di una nazione. L’abbondanza di fattori crestici nell’infanzia si imprime in noi, e sarà molto difficile per chiunque spegnere la capacità di desiderare e di volere.
La stima di sé, la fiducia nel futuro, la fede nell’esistenza di aiuti, la ricerca del bene, restano impressi nella personalità e sono i costituenti principali della resilienza, cioè della capacità di progetti positivi anche dopo o durante situazioni negative estreme.
Molti credono di poter comprare la volontà dei figli: motorino e videogiochi, dati o tolti a seconda dei risultati. Questo misero utilitarismo non può favorire nessuna ricchezza interiore, umilia l’intelligenza e la cultura. Altro è il premio finale, che segna invece il riconoscimento del valore e riempie di soddisfazione per il lavoro compiuto, aumentando l’autostima. Oggi la scuola offre pochissimi fattori crestici: non è un privilegio né una conquista, ma una routine necessaria. Non riconosce le doti individuali sviluppandole secondo i ritmi personali. È affidata a insegnanti che a loro volta provengono da una situazione poco motivante e di rado sono entusiasti di ciò che insegnano. Propone un futuro che tutti dichiarano poco esaltante. Sovente frustra i migliori castigandone l’entusiasmo e la voglia di andare oltre i banali e riduttivi schemi proposti.
Quanto alle famiglie, si preoccupano troppo spesso più di non ricevere rimostranze dalla maestra che di esultare ad ogni scoperta dei figli e di frequente puntano più su punizioni e controllo che su entusiasmo ed incoraggiamento. Spesso si occupano più dei muscoli che dei neuroni, di sorvegliare che di educare alla libertà. Eppure, è sempre nella libertà che noi desideriamo e progettiamo: nulla ci può costringere a provare un’emozione o a prefigurarci la gioia di raggiungere un obiettivo. I bloccaggi provocano sofferenze che generano a loro volta meccanismi di difesa, di evitamento o di ribellione, o di estraniamento nella sottomissione. Questi bloccaggi possono crearsi progressivamente, quasi insensibilmente, attraverso devalutazioni, rimproveri, umiliazioni, giudizi negativi ripetuti, o brutalmente, in seguito a un trauma unico.
Se vediamo che i nostri figli realizzano poche delle loro potenzialità, se ci accorgiamo che noi stessi concretizziamo meno di ciò che potremmo, esaminiamo con lealtà i fattori crestici e anticrestici che produciamo e che abbiamo ricevuto. E costruiamo subito il progetto di aumentare quelli positivi. Nella relazione coi figli, l’effetto è rapido. In quella con noi stessi, è un avvincente viaggio verso la gioia di essere.
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Federica Mormando | Psichiatra, psicoterapeuta di formazione adleriana, giornalista, presidente di Eurotalent, che rappresento per l’Italia al Consiglio di Europa, in cui faccio parte della commissione Educazione e Cultura. Ho, fra l’altro, fondato l’unica scuola italiana dedicata al talenti dei bambini, e ai bambini particolarmente dotati dedico una parte della professione e dell’insegnamento.

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